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Formula Uno: il boss Ecclestone distrugge i sogni del Gp di Roma

FORMULA UNO – Nella lettera Ecclestone scrive che nessuno in Formula 1 vuole due Gran Premi in un solo paese. E l´Italia ha già Monza, gara che tutti, a tutti i livelli, considerano storica e intoccabile. Tanto che lo stesso Alemanno si era recentemente detto disponibile a un passo indietro nel caso in cui si dovesse arrivare a una scelta secca tra i due eventi.

Arrivata al termine di una serie di contatti diretti tra l´amministrazione capitolina e il quartier generale della Fom (Formula one management, la società che, di fatto, possiede e amministra il Circus), la lettera di Bernie viene resa nota, beffardamente, proprio nel giorno in cui gli organizzatori di “Roma Formula Futuro” annunciano alla stampa la presentazione del loro progetto in una cerimonia prevista per il prossimo 21 gennaio a Roma, alla presenza – garantisce un comunicato – proprio del sindaco Alemanno. Un evento che finirà così per assomigliare più all´autopsia di un progetto che non a una sua descrizione.

La presa di posizione di Ecclestone non si può certo dire inattesa, visto che l´uomo, prudente, si è sempre guardato bene dal confermare in pubblico di aver firmato alcun accordo per disputare la gara di Roma. Le perplessità del boss della F1 sono state motivate più volte negli ultimi tempi, e in diverse sedi. Il principale argomento è quello relativo alle condizioni economiche generali della Formula 1, un ecosistema complessivamente florido ma dagli equilibri finanziari molto delicati, con i team costretti a stringere la cinghia (da un anno a questa parte hanno persino siglato un rigido resource restrictemnt agreement, una sorta di budget cap, per contenere i costi) e a cannibalizzarsi l´un l´altro sponsor e partnership, che poi sono il vero motore economico della baracca.

Un motore che si inceppa regolarmente ogni qual volta che il circus fa tappa nelle sedi dei nuovi gran premi, soprattutto quelli organizzati nelle grandi città, Istanbul, Valencia e Shanghai su tutte. Eventi – ai quali va aggiunto anche quello di Melbourne – che vanno malissimo, con i conti in rosso fisso, e gli spalti deserti fino al languore. Tanto che le tv quest´anno si sono spesso lamentate di dover fare inquadrature troppo strette sulle macchine per evitare di smascherare, in secondo piano, i clamorosi flop organizzativi. Ché, si sa, non c´è niente di meno telegenico di uno spalto vuoto.

Da questo punto di vista, la politica della Fom è molto chiara: puntare su circuiti tradizionali, come appunto Monza, che insieme a Spa e a Montecarlo costituisce una sorta di trinità intoccabile, o su paesi emergenti (e possibilmente molto ricchi). E visto che i Gp in una stagione non possono essere più di 19-20 (i piloti in verità si lamentano dicendo che sono pure troppi) e che ci sono molti altri paesi in fila per ospitare un evento (Russia, India, Usa e Messico), la sola idea di doppiare Monza con Roma è da considerarsi irricevibile.

D´altra parte ci sono le motivazioni dei team, la Ferrari su tutti. Non è un segreto che il sogno di Maranello, ribadito da Montezemolo in ogni contesto possibile, sia quello di tornare a disputare una gara in Usa. Il mercato delle auto ha delle regole ferree, del resto.

Non manca, come al solito, chi vuole leggere la mossa di Bernie anche da un punto di vista politico. Chiunque conosca il manager inglese sa bene quanto sia determinato e furbo. Ma soprattutto quanto sia attento alle relazioni personali con il mondo politico. E per questo c´è chi attribuisce alla lettera un curioso valore strategico. L´intenzione dell´inglese sarebbe stata quella di fornire ad Alemanno una via d´uscita, per quanto angusta, da una situazione che politicamente si sta facendo sempre più ingarbugliata.

Repubblica.it

davide

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