La prima mossa del curatore dei diritti commerciali della Formula Uno è stata quella di non chiedere alcuna penale agli organizzatori né obbligarli a versare la quota fissa di 40 milioni di dollari che ogni corsa deve corrispondere. “Nessuno vuole trarre guadagno da quanto sta accadendo laggiù. Voglio essere leale con il re perché so che sta facendo tutto il possibile per riportare l’ordine nel suo paese. Non gli serve qualcuno che lo pugnali alla schiena”, ha dichiarato Ecclestone spiegando che, al momento, è tutto congelato, sebbene resti fiducioso che la situazione si sistemerà in tempi brevi.
Ma trovare un vuoto libero nel calendario di F1 di quest’anno non sarà impresa facile. Le alternative sono due e riguardano strade decisamente scomode: la prima sarebbe folle, vale a dire andare a correre a Sakhir in agosto, con temperature desertiche inaccettabili; la seconda ardita, in quanto obbligherebbe le squadre a disputare 3 gare di fila in tre settimane.
Dai cugini e vicini di Abu Dhbai arriva un mano tesa. Gli organizzatori dell’ultima gara in calendario, si dicono disposti ad accogliere la gara del Bahrain a fine stagione come gesto di amicizia. “Originariamente Bahrain ed Abu Dhabi avevano accettato una grande separazione tra le due corse per fare in modo di avere in entrambi i casi il massimo della visibilità. Tuttavia, qui ci troviamo di fronte ad un’emergenza ed in questo caso quindi è giusto lavorare insieme”, ha detto Mohammed ben Sulayem, presidente della Federazione degli Emirati Arabi.
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