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Non si ferma il botta e risposta tra Lewis Hamilton e Bernie Ecclestone sul razzismo in Formula Uno. Il manager non ci sta e sottolinea come il colore della pelle non sia determinante nelle scelte dei team.
A pochi giorni dal ritorno in pista ufficiale della Formula Uno, Lewis Hamilton, destinato a confermarsi campione, non se le stanno mandando a dire. Il pilota della Mercedes si sta infatti facendo portavoce di una campagna contro il razzismo, diventata ormai di pubblico dominio, dopo l’uccisio negli Stati Uniti da parte delle forze dell’ordine di George Floyd. E anche la sua scuderia ha deciso di appoggiarlo in questa battaglia, arrivando a cambiare la livrea della nuova monoposto.
Questo suo atteggiamento non è stato però apprezzato da tutti, a partire da Bernie Ecclestone, che non ha esitato a rispondergli e a invitarlo a non mettere sempre ogni situazione legata al colore della pelle. Giudizi che non hanno fatto però piacere al britannico, che non ha usato mezze misure, arrivando a giudicare il pensiero del manager come “commenti ignoranti e non istruiti“.
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L’ex boss del Circu non ha deciso però di lasciare passare la situazione come se niente fosse e ha voluto così rispondere nuovamente a Lewis: “Era difficile pensare che lui stesse zitto e non dicesse niente – ha detto in un’intervista rilasciata a Times Radio – È nero e quindi deve difendere questo, suppongo. Non credo che comunque la gente non abbia capito quello che volessi dire. È stato tutto esagerato, non sono stato io a gonfiare la vicenda. Forse pensa di essere in grado di stabilire se io sia ignorante perchè abbiamo avuto la stessa educazione. Sarebbe stupido negare la poca rappresentanza delle persone di colore in F1. Io però ho il merito di essere stato il primo a mettere un nero in una vettura di F1, Willy T. Ribbs”.
Su un aspetto Ecclestone non vuole transigere. Non è il colore della pelle a determinare se un pilota possa correre in Formula Uno: “Anche tanti ragazzi bianchi inglesi, cinesi o di altre nazionalità, non sono riusciti a entrare in Formula 1 perché non avevano abbastanza sponsor. Lasciamo quindi stare i neri in questo discorso” – ha concluso.
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