Formula 1

Superlega, quando la Formula 1 ci ha provato: cosa è accaduto nel 2009

La Superlega del calcio monopolizza l’attenzione: c’è stato un tentativo anche in Formula 1, mai come nel 2009 vicina alla scissione

Max Mosley (Getty Images)

Non è stata una domenica qualunque. I rituali dello scorso weekend sono stati travolti dal terremoto Superlega. L’annuncio arrivato a mezzanotte di domenica 18 aprile ha segnato uno spartiacque nel mondo del calcio. Dodici dei club più potenti al mondo hanno dato vita ad una nuova lega, provocando la veemente reazione della Uefa, ma anche di tifosi e mondo politico. Tutti contro la Super League che dopo due giorni perde i pezzi (il Manchester City ha ufficializzato la sua uscita) e vede crescere i dubbi.

Quelli che hanno caratterizzato nel 2009 l’intera Formula 1. Una vicenda per certi aspetti simile vissuta nel circus dodici anni fa: da una parte la Fia, con l’allora presidente Max Mosley e il suo tetto alle spese; dall’altra le scuderie con la loro opposizione ad un tetto del budget inserito da un anno all’altro.

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Superlega, quella volta che anche la Formula 1 ci andò vicina

Riunione Formula 1 nel 2009 (Getty Images)

Riunite nella Fota (Formula One Team Association) le scuderie iniziarono a non avere una linea comune. A sfilarsi (un po’ come sta accadendo ora con il City e non solo) fuono per prime Williams e Force India che si iscrissero al Mondiale 2010. Le altre otto minacciarono la creazione di un campionato tutto loro, con tre monoposto per ogni team.

Furono settimane di battaglie e trattative che alla fine si risolsero con un compromesso tra le parti. Tutte le scuderie continuarono nella Fia e alle 10 già presenti se ne aggiunsero tre. La Federazione accettò di eliminare il budget cap previsto per il 2010 in cambio di una promessa da parte delle scuderie di attuare un contenimento dei costi nel successivo biennio. Finì così l’idea di un campionato parallelo alla Formula 1. E chissà che la storia, su un rettangolo verde invece che su una pista, non possa ripetersi a 12 anni di distanza.

Bruno De Santis

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