Casey Stoner ha vinto due titoli mondiali con due costruttori diversi. L’australiano svela uno dei segreti per vincere il campionato Top Class.
Per vincere nel Motomondiale occorre il binomio perfetto tra pilota e pacchetto moto. Casey Stoner di titoli iridati MotoGP ne ha vinti due, uno con Ducati e l’altro con la Honda, segno evidente che ha saputo adattarsi a due prototipi diversi con gli stessi risultati trionfali. In un’epoca dove anche un paio di decimi sul giro possono stabilire chi vince e chi no, molti piloti chiedono costantemente dei miglioramenti tecnici per tenere il passo della concorrenza.
Non è di questa filosofia Casey Stoner, che ritiene poco opportune le continue richieste dei colleghi al reparto ingegneristico. Se c’è la stoffa del fuoriclasse è questa a recitare un ruolo di primo piano, la competitività di una moto passa in secondo piano. E l’abbiamo visto ad esempio con Marc Marquez, che in diverse stagioni ha colmato il gap della sua RC213V con il talento innato. Inoltre tanti piloti hanno cambiato team con esiti disastrosi: ad esempio è il caso di Valentino Rossi quando è passato da Yamaha a Ducati, o di Jorge Lorenzo, quando ha lasciato Ducati per trasferirsi in Honda. Non è stato così per Casey Stoner.
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L’australiano ha vinto il Mondiale nella sua seconda stagione in MotoGP, dopo un esordio con la LCR di Lucio Cecchinello. Nel 2011 è stato ingaggiato da HRC e ha trionfato al debutto con la nuova moto. “La moto va guidata come desidera, bisogna fare il possibile con l’assetto e lo stile di guida per adattarsi alle situazioni. Ho lasciato libera la mia moto, con la mia guida. Le sensazioni del mio corpo erano tali che la moto potesse muoversi come voleva“.
Per Casey Stoner non esiste il concetto di domare la moto, anzi, per lui deve succedere il contrario. “Molti piloti cercano qualcosa che funzioni esattamente come vogliono – ha detto a DAZN -. Invece io sono sempre stato pronto ad adattarmi. Non avevo l’orgoglio che la moto si adattasse a me, era il contrario“.
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