Moto GP

MotoGP, Matteo Flamigni ritorna in Ducati con un nuovo ruolo

Matteo Flamigni, storico telemetrista di Valentino Rossi, ritorna a lavorare con il marchio Ducati ma con un nuovo ruolo.

Da storico telemetrista di Valentino Rossi a nuovo capotecnico di Marco Bezzecchi nel team Mooney VR46. Matteo Flamigni ha compiuto un salto professionale dopo l’addio del Dottore e nei test di Sepang e Mandalika ha cominciato un nuovo corso avvincente. Non dovrà studiare i dati della Yamaha M1, per tanti anni cavallo di battaglia del campione di Tavullia, ma della Ducati Desmosedici GP.

Matteo Flamigni (media press)

A Flamigni il non facile compito di traghettare il ‘Bez’ dalla Moto2 alla MotoGP. Dovrà aiutarlo a familiarizzare con gomme Michelin, elettronica, dischi freno in carbonio. Al termine dei test invernali il bilancio è sicuramente positivo, ma il bello deve ancora venire. La priorità è macinare chilometri, prendere confidenza con la nuova categoria, non senza puntare a qualche buon risultato. Sarà un anno da “rookie” per tutti: “È proprio l’anno del debuttante: un rookie team, un rookie pilota, un rookie capotecnico“, racconta Matteo Flamigni a Corsedimoto.com.

Nuova avventura MotoGP per Flamigni

Marco Bezzecchi (media press)

Del resto anche per il tecnico italiano è un anno da “debuttante”, sarà la sua prima stagione da capotecnico. “Era qualcosa che ho sempre sognato, non l’ho fatto perché sono sempre stato il telemetrista di Valentino. Mi sembrava giusto ricoprire quella mansione fino al termine della sua carriera”. Quando il Dottore ha annunciato l’addio alle corse Flamigni ha iniziato a immaginare il suo futuro. “Non mi vedevo a ricoprire lo stesso ruolo per un altro pilota… Ho parlato con Uccio e gli ho detto che mi sarebbe piaciuto lavorare con un giovane pilota“.

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Del resto si tratta anche di uno storico ritorno in Ducati, dove Valentino Rossi ha militato per due anni (2011-2012). Ritrova molte delle figure tecniche che aveva lasciato, peccato che l’avventura del Dottore in Rosso non sia andata a buon fine. I tempi non erano ancora maturi per puntare all’exploit del marchio emiliano rispetto ai tempi odierni.

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Ma c’è un aspetto che il capotecnico del team Mooney VR46 vuole sottolineare. “In quegli anni Valentino si lamentava che la Ducati fosse una moto molto particolare e difficile. Quindi chiese di realizzare un telaio… Abbiamo gettato le basi per una moto col telaio tradizionale e mi piace pensare che la Ducati di oggi sia in qualche modo figlia di quella moto, sviluppata e migliorata anno dopo anno“.

Luigi Ciamburro

Giornalista con la passione dei motori dal 2008. Classe 1980, laureato in Lettere moderne con indirizzo pubblicista.

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