MotorSport

Indianapolis 500, il trionfo di Ericsson: Dixon rovina tutto

In una cornice di pubblico semplicemente impressionante lo svedese Marcus Ericsson conquista la 500 Miglia di Indianapolis

Va a Marcus Ericsson la 106esima edizione della 500 Miglia di Indianapolis al termine di una gara durata quasi tre ore, con cinque caution e un clamoroso colpo di scena nel finale.

Marcus Ericsson, pilota svedese della Chip Ganassi, prima vittoria nella 500 Miglia (AP LaPresse)

A scompaginare tutto è il clamoroso errore di Scott Dixon, al comando per più di mezza gara salvo poi farsi penalizzare per un banale eccesso di velocità nella corsia del pit a trenta giri dal termine.

Indianapolis 500, la vittoria di Ericsson

La gara si apre con Scott Dixon in pole position, bravo a scattare ma incapace di scappare, controllato molto da vicino da VeeKay e Palou. Tutto diventa molto tattico in una gara che si annuncia lunghissima e per definizione incerta e imprevedibile. Dixon e Palou si cambiano la leadership mentre dalle spalle rimontano pesantemente Rossi e McLaughlin.

Incidenti per Grosjean, Illott e McLaughlin

Le cose cominciano a movimentarsi dalle prime soste al pit, intorno al 31esimo giro. Rinus VeeKay, fino a quel momento molto vivace, è il primo a salutare finendo sul muro della curva #2. Con Dixon e Palou che cercando di fare il vuoto, imponendo il dominio delle Chip Ganassi, ci si attende un duello in famiglia.

Altro giro di pit e altro incidente: Callum Illott si schianta nello stesso punto di VeeKay. Ma a rimetterci è Palou che entra in pit lane in regime di caution, cosa vietata, ripartendo dal fondo per una rimonta difficilissima. Poi è Romain Grosjean a concludere a muro la sua rima esperienza nella 500 Miglia di Indianapolis, ritiro anche per l’ex F1.

Male anche uno dei piloti più attesi, Colton Herta, in gara con la Andretti di riserva dopo avere distrutto la sua in prova: ritiro anche per lui. A 49 giri dal termine è Scott McLaughlin, a ridosso dei primi, a chiamare la quarta caution di giornata finendo sul muro, sfiorato a tutta velocità da almeno altre due auto.

Ordine d’arrivo

Davanti tutto diventa molto tattico: Scott Dixon, partito da una sontuosa pole position, sei titoli Indy ma una sola 500 Miglia in bacheca, quasi sempre al comando, non ha più Palou a fare da spalla e si trova la concorrenza scomodissima di Daly (Carpenter) e delle McLaren di O’Ward e Rosenqvist.

A trenta giri dal termine l’ultima carrellata di soste, e tutto si giudica sulla base di pochissimi dettagli. Scott Dixon commette un errore sciagurato: eccesso di velocità in pit lane e penalizzazione che gli costa la vittoria.

Tra chi decide di anticipare e chi sceglie di ritardare l’ultima sosta spunta Marcus Ericsson che dopo una gara di controllo concretizza la sua grande continuità tenendosi dietro O’Ward e Kanaan. A quattro giri dal termine bandiera rossa dopo un incidente che mette fuori anche Jimmy Johnson, sempre in curva #2.

Scott Dixon, la 500 miglia resta stregata, anche dopo una gara dominata a lungo (AP LaPresse)

Con quattro giri da completare la pista si riapre davanti alla Chip Ganassi di Ericsson che nonostante la fortissima pressione, regge fino al traguardo. Con una difesa strenua, cambiando continuamente traiettoria, lo svedese – alla sua quarta esperienza a Indianapolis – ottiene la sua terza vittoria in carriera, la più importante in assoluto dopo quelle di Detroit e Nashville dello scorso anno.

Il bagno nel latte stavolta tocca a lui, con un assegno non inferiore ai 2 milioni di dollari…

Alle sue spalle O’Ward, Kanaan e Rosenqvist, con Rossi, Pagenaud, Daly e Palou. Dixon, superfavorito della vigilia e dominatore di quasi due terzi di gara, chiude tra gli ultimi.

Stefano Benzi

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