Valentino Rossi (Foto LaPresse)
Paolo Ciabatti racconta cosa è successo quando è tornato in Ducati e si è accorto dell’eredità lasciata dal biennio con Valentino Rossi.
La Ducati è tornata a vincere il titolo piloti MotoGP dopo quindici anni, ma avrebbe voluto farlo molto prima. Ad esempio, nei due anni in cui ebbe Valentino Rossi in sella alla Desmosedici GP. Invece, fu un fallimento.
Valentino Rossi (Foto LaPresse)
Il Dottore arrivò nel team di Borgo Panigale nel 2011, dopo aver vinto nove titoli mondiali. Portò con sé diversi uomini di fiducia che lo avevano affiancato prima in Honda e poi in Yamaha. I presupposti per fare bene sembravano esserci, ma poi non ci furono riscontri positivi in termini di risultati.
Il pesarese conquistò solamente tre podi nel biennio da ducatista. Fece tanta fatica a domare la moto bolognese, che solo con Casey Stoner si era rivelata vincente. L’australiano, suo grande rivale, era passato in Honda e ha successivamente ammesso di aver provato piacere nel vederlo in difficoltà. Tra i due non scorreva buon sangue e solo in tempi recenti i rapporti sono migliorati.
Rossi nel 2013 è tornato in Yamaha e la Ducati ha voltato pagina. La casa di Borgo Panigale ci ha messo degli anni a tornare vincente. Una persona che ha vissuto tutto questo percorso verso il ritorno al top in MotoGP è Paolo Ciabatti, direttore sportivo ducatista.
Valentino Rossi (Foto LaPresse)
Intervistato da Motorsport.com, ha così raccontato come ha visto l’ambiente al suo rientro in azienda nel 2013: “Ci sono stati alcuni cambiamenti. Il principale è stato l’addio di Filippo Preziosi, che dopo due anni difficili con grandi aspettative sulla partnership Valentino-Ducati che non ha portato i risultati sperati. Questo ha lasciato molte ferite nell’organizzazione, a molti livelli”.
Ciabatti ha visto un ambiente negativo al suo ritorno in Ducati: “Quando le cose vanno completamente male e si è sotto estrema pressione, è facile che qualcuno dia la colpa a qualcun altro. Ciò distrugge la squadra e il gruppo”.
Aveva anche pensato di mollare, poi disse all’amministratore delegato Claudio Domenicali che serviva una persona che gestisse il progetto tecnico MotoGP: “E lui – ha raccontato – è riuscito a convincere Dall’Igna a lasciare Aprilia. Da allora le cose sono andate molto meglio”.
Gigi Dall’Igna è stato fondamentale per la svolta della casa di Borgo Panigale. Le sue idee hanno permesso al team di tornare su buoni livelli di competitività e col tempo la Desmosedici è diventata una delle migliori moto della griglia. Negli ultimi anni è stata, indubbiamente, la numero 1. Ma è servito aspettare il 2022 per rivedere la Ducati riprendersi il titolo piloti dopo i due costruttori delle precedenti stagioni.
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