La fine di un'era automobilistica - (automotorinews.it)
Il 16 giugno 2025 segna una pietra miliare per l’industria automobilistica italiana: un addio dopo un storia quarantennale
A quasi quarant’anni dall’inaugurazione, avvenuta nel marzo 1985 con la partecipazione di Sandro Pertini, lo stabilimento chiude un’epoca segnata da centinaia di milioni di chilometri percorsi.
Al centro del dibattito restano i 450 lavoratori coinvolti e le domande su quale sarà la capacità del territorio, del governo e del gruppo di valorizzarne l’esperienza, investire nella riconversione e far emergere soluzioni integrazioni e concrete. Perché la transizione non sia solo un passaggio, ma un’opportunità di rinascita. Per la Uilm, sindacato dei metalmeccanici, “il tempo si ferma per un istante”: un passaggio emotivo, ma anche una sfida organizzativa e industriale che richiede soluzioni concrete per il futuro dei lavoratori. Per la Uilm, la risposta non può limitarsi a parole: servono idee praticabili, azioni sindacali solide e una programmazione coordinata tra azienda, lavoratori e istituzioni locali.
Lo stabilimento Stellantis di Termoli spegne definitivamente la produzione del celebre motore FIRE. Questa decisione, dopo oltre 40 anni di attività, chiude un capitolo emblematico e apre scenari complessi per i lavoratori e il futuro del sito molisano. Il motore FIRE, nato nel 1985 e simbolo di affidabilità e semplicità, ha segnato la storia di Fiat e dell’intero Made in Italy, equipaggiando oltre 23 milioni di veicoli — non solo Fiat, ma anche modelli Jeep, Lancia e Alfa Romeo. Proprio lunedì 16 giugno, l’ultimo esemplare lascerà la linea di produzione, un momento carico di valore simbolico per la memoria industriale del Paese.
Oltre alla linea FIRE, anche la produzione dei motori GME destinati agli Stati Uniti è in forte ridimensionamento: parte di queste attività verranno spostate oltre oceano, riducendo ulteriormente le opportunità per i dipendenti locali. Complessivamente, circa 450 lavoratori si trovano in una situazione di forte precarietà, con gli ammortizzatori sociali già in uso su altre produzioni come i propulsori GSE.
Il piano di Stellantis prevede che dal 2026 Termoli possa convertire parte della produzione verso i cambi eDCT elettrificati, in linea con la strategia di transizione ecologica. Tuttavia, le stime parlano di circa 300 nuovi posti contro i 450 potenziali esuberi, lasciando un gap occupazionale non trascurabile. Ancora più incerta la sorte del progetto Gigafactory, annunciato per lo stabilimento batterie, finito nel limbo burocratico e senza aggiornamenti ufficiali: un altro tassello mancante in un mosaico nazionale già fragilizzato.
Se l’addio al motore FIRE può apparire come un’arretramento, la riconversione in chiave elettrica rappresenta un passo strategico verso la mobilità sostenibile. Ma il successo dipende da tempi certi, investimenti consistenti e una strategia industriale chiara, capace di coniugare innovazione e tutela delle competenze acquisite in decenni di attività.
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