Azzeccatissima sotto il profilo tecnico, la Hornet 2007 lasciava l’amaro in bocca ai cultori del modello. Abituati alla linea della versione precedente – invariata per quasi dieci anni, dalla sua prima apparizione nel lontano 1998, se non per alcune piccole modifiche di restyling –, molti trovarono il nuovo look poco aggressivo. Colpa di un codone spiovente, dall’aria moscia.
Si sa, la parte posteriore di una moto sportiva (naked comprese) deve essere irto e proteso verso l’alto. Lo confermano i dati di vendita e le esperienze pregresse: Aprilia RS 250 e Suzuki 750 SRAD vi dicono niente?
Per il 2011, invece, la Honda Hornet si rinnova riappropriandosi lo slancio e le forme sinuose che le competono. Linee nette e prepotenti rubate alla CB1000R.
Il motore, come vuole la tradizione, è quello della CBR600RR (in questo caso nella versione ’07), rivisto e corretto per enfatizzare l’utilizzo ai medi regimi. Rispetto alla sorella sportiva perde una ventina di cavalli circa, posizionandosi sui 75 kw (102 cv) a 12.000 giri/minuto dichiarati dalla casa. Niente male se si mettono a confronto con i cavalli della Z750R, la quale ne vanta 106, ma con 150 cc di motore in più.
Un’unità più che collaudata, quindi. 599 cc in grado di sopportare strapazzi e fuori giri nell’uso più esasperato, senza batter ciglio. Sono molti gli esemplari vessati e massacrati nell’omonimo trofeo che, cadute a parte, borbottano sornioni e senza il benché minimo tentennamento al primo colpo di gas, anche dopo 30.000 chilometridi pista.
Nulla di invariato sul fronte ciclistica. Honda conferma le applaudite soluzioni della precedente versione: telaio monotrave superiore in alluminio, ottenuto per fusione gravitazionale (in questo caso l’unità motrice funge anche da elemento strutturale), e un comparto sospensioni caratterizzato da una forcella a steli rovesciati con cartuccia HMAS da 41 mm regolabile in estensione e un monoammortizzatore regolabile sia nel precarico (7 posizioni) sia in estensione.
A completare l’offerta, Hornet 2011 viene proposta anche nella versione con ABS. Un sistema antibloccaggio che assiste e coadiuva il lavoro del doppio disco anteriore da 296 mm e di quello posteriore (240 mm).
Molti gli optional: ricordiamo, tra gli altri, il kit allarme Averto, il cavalletto posteriore, il lucchetto a U, il telo coprimoto, le manopole riscaldate e un plexiglas rialzato da fissare al cupolino per una migliore protezione di spalle e collo dei piloti più alti.
Tre, infine, le colorazioni offerte. Al già noto Pearl Nightstar Black, Honda affianca i nuovi Pearl Sprint Yellow e Pearl Cool White. Per il momento è tutto. Solo un assaggio, nell’attesa che auto-moto.virgilio.it salga in sella per capirne il reale rendimento dinamico.
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