La vicenda consiste in un manifesto pubblicitario imbrattato con una scritta infamatoria nei confronti dell’ad Fiat dipinta con della vernice rossa e accompagnata dalla stella a cinque punte. Stesso “copione” seguito per altre due scritte recanti le frasi “Non siamo noi a dover diventare cinesi” e “Ma i lavoratori cinesi a diventare come noi”.
Per la Digos di Torino, che si sta occupando di far luce sull’accaduto, il collegamento con le Brigate Rosse non può essere considerato necessariamente diretto, tanto che alcune fonti vicine agli inquirenti parlando si “simbologia forte”, usata per alzare i toni con l’avvicinarsi del referendum che decreterà di fatto il futuro dello storico stabilimento Fiat.
Il clima resta comunque molto teso e, sebbene non siano mancate le testimonianze di solidarietà a Sergio Marchionne anche dalle parti contrapposte al suo piano, tutte unite nel condannare le scritte, la tensione con i sindacati permane, con la Fiom che ha fatto intendere di voler percorrere la strada dell’intransigenza e la Cigl chiamata a rivedere o a mantenere una posizione forte, secondo cui si potrebbe arrivare allo sciopero generale.
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