MotoGp: Casey Stoner favorito al Motomondiale 2011

CASEY STONER – «La mia dote? Che non penso». Ci scherza sopra, Casey Stoner. Con gli occhi tutti lo cercano. Si domandano come faccia a sentirsi sempre a casa. Sulla Honda, sulla Ducati, di nuovo sulla Honda. Se montasse su un cancello manderebbe veloce pure quello: «Sa concentrarsi mandando l´esatto messaggio contrario: di uno che sta facendo di tutto per non concentrarsi», diceva Livio Suppo che con lui ha condiviso le gioie del titolo 2007 in Ducati e che adesso lo gestisce alla Honda. Una magica combinazione di incoscienza e concreto senso della vita che parte da lontano. Si interroga Casey: «Forse dipende dal fatto che da piccolo, parlo di quando avevo 4 anni, già correvo con ogni mezzo, su tutti i mezzi disponibili, moto diverse, short track, usando veicoli a rotta di collo, anche cinque in uno solo weekend». Una grande capacità di adattamento e un infinito («animalesco») entusiasmo portano lui e famiglia a trasferirsi ovunque ci sia da sognare, a disputare gare a 2000 chilometri da casa (un luogo quasi immaginario chiamato Kurri Kurri), nelle «terre che sembrano fatte di nulla», a guardarsi torvi con gli avversari, che poi erano ragazzini come lui, il più delle volte con meno talento di lui: «Non c´era mai granché da riflettere: alle manifestazioni “local” spesso si dovevano completare cinque giri, quindi o ti abituavi subito o era meglio se restavi a casa». Un istinto pazzesco a vivere tutto e subito.

Questo è Casey Stoner, martedì il più veloce nei test di Sepang, poi 2° dietro Pedrosa. Per lui suo padre Colin vendette casa. Casey aveva appena 14 anni: «Sentivo sulle spalle qualcosa di pesante, ma paradossalmente non mi pesava». Non avesse vinto, però, la famiglia avrebbe fatto bancarotta e la colpa sarebbe stata di Casey. «Ma siamo fatti così: se volete siamo gente diversa. Forse un po´ suonata. Ma avrebbe senso far finta di essere altro?». Per gli Stoner o la va o la spacca. Casey si sposa. Come una persona qualsiasi? No. Si sposa la prima donna affascinante che incontra (Adriana): «Aspettare? E perché?». Casey ammira negli altri le sue stesse doti. La sincerità per esempio: «Gli si legge negli occhi se racconta balle», dicono gli amici. «Valentino? Lo ammiravo moltissimo. Ma dopo Laguna Seca 2008 lo ammiro un po´ meno. Era una mia icona, come Doohan». Quindi adesso? «Buongiorno e buonasera: siamo troppo diversi». Il titolo con la Ducati nel 2007 lo chiama «avventura». Più o meno la stessa espressione che usa per ricordare il lungo periodo di oscura malattia che lo scorso anno lo tenne fuori per mesi: «Poi scoprimmo che era un´allergia al lattosio». Pareva peggio: «Non guarivo, non capivo cosa avessi. Non ho mai avuto paura delle malattie. Non ho mai paura di morire. L´unica cosa che temo veramente è quando non capisco cosa mi sta succedendo. Sì, mi sfiorò l´idea di smettere». Ma per fortuna non ci ha pensato abbastanza.

Repubblica.it

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