Formula1, Ferrari: gestione delle strategie e un decimo di passo gara per essere perfetti

Di sicuro gli ultimi mesi del Mondiale di Formula 1, la Ferrari è tornata a ricoprire un ruolo da assoluta protagonista, mettendo insieme la bellezza di sei pole position consecutive, tra Spa e Città del Messico, di cui ben cinque firmate da Charles Leclerc e una da Sebastian Vettel a Suzuka.
A fronte di questa forza al sabato, va però sottolineato come solamente in tre occasioni sia arrivato il successo nella gara della domenica, ultimo nel Gp di Singapore, più di un mese fa.

La tendenza, per la Ferrari, non è positiva, visto che i tre casi in cui la pole position è sfumata si sono verificati negli ultimi tre Gran Premi, consentendo alla Mercedes un parziale di 214 a 178 da Spa a Città del Messico.

Gli obiettivi cambiano in fretta, e la Ferrari che lo scorso 4 agosto in Ungheria si beccò oltre un minuto da Lewis Hamilton e 44 secondi da Verstappen, oggi ha molto da recriminare al termine di una gara come quella messicana che ha visto Vettel a 1”7 da Hamilton e Leclerc (quarto) a 6”3 dal vincitore, nonostante una strategia a due soste che non ha pagato.

La vettura ha fatto un clamoroso salto di qualità aerodinamico con le novità introdotte dopo l’estate, consentendole di recuperare quasi completamente il gap di “carico” palesato nei primi mesi di stagione. Ma ancora manca qualcosa per essere definitivamente la squadra da battere.

Di certo si possono annoverare tre tipi di problematiche che ancora frenano questa fragorosa crescita: il primo riguarda l’affidabilità (vedi Sochi), il secondo la gestione della sfida interna tra i piloti (caos post Singapore), il terzo le strategie, ancora una volta errate a Città del Messico.

Manca inoltre un pizzico di passo gara, quantificabile in circa un decimo soprattutto con le gomme medie (mescola a banda gialla) mal digerite fin dai test invernali.

Ieri, in Messico, si può tuttavia parlare anche di una carenza di coraggio e di scarsa consapevolezza dei propri mezzi, perché la Mercedes non è più il missile imbattibile con cui la Ferrari ha avuto a che fare negli ultimi cinque anni e mezzo. A Maranello hanno completato una rincorsa tecnica incredibile, su cui in pochi erano disposti a scommettere, e oggi la Mercedes si può battere, marcandola a vista e senza ricorrere a strategie alternative che improvvisamente sono diventate una risorsa proprio per il team campione del Mondo.

Entrando nello specifico dello svolgimento della gara, quando Hamilton ha deciso di anticipare la sosta al giro 23 montando un set di hard, Vettel (e il muretto Ferrari) hanno dato per persa la possibilità di coprire l’undercut del campione del Mondo.

Le versioni qui sono differenti: secondo la Mercedes se Vettel (e il muretto Ferrari) avessero deciso di rispondere al pit di Hamilton fermandosi la tornata successiva, all’uscita dei box le due monoposto sarebbero state divise da 0”5 secondi a favore della rossa, diciamo alla pari. Invece secondo la Ferrari il giro d’uscita di Hamilton era già stato sufficientemente veloce per garantirgli l’undercut.

Questa è stata la prima motivazione che ha portato Vettel a restare in pista, ma non solo. 
Come ha spiegato Mattia Binotto: “Non ci aspettavamo che le gomme durassero così a lungo. Forse avremmo dovuto essere più coraggiosi. Le decisioni le abbiamo prese in gruppo. La modalità ‘push’ (chiesta da Riccardo Adami a Vettel dopo il pit di Lewis) era per garantirci un giro in più per decidere”.

“Cosa sarebbe accaduto se Sebastian si fosse fermato subito dopo Lewis? Hamilton è stato abbastanza veloce nel giro d’uscita e sarebbe stato in grado di passarci, quindi in quella fase il modo migliore era di restare fuori, sperando di poter avere un vantaggio nell’ultima parte di gara con pneumatici più freschi”.

La Ferrari ha iniziato a capire che la scelta fatta della Mercedes avrebbe pagato solo diversi giri dopo. “Ce ne siamo resi conto solo molto tardi – ha ammesso con onestà Binotto – quando Charles si è fermato (quindicesimo giro) per noi era ancora troppo presto per puntare su una sola sosta, sarebbe stato troppo rischioso montare le hard e sperare di arrivare alla fine, non solo per il degrado ma anche per l’usura delle gomme, come avevamo riscontrato dall’analisi dei dati (nei long-run di venerdì)”.

La Ferrari aveva calcolato che non sarebbe stato possibile concludere la gara con un pit-stop fermandosi prima del trentesimo giro. 
“La scommessa che hanno fatto (in Mercedes) è stata corretta – ha proseguito Binotto – si sono presi dei rischi per provare a vincere, ed hanno pagato. Forse avremmo dovuto prenderci un rischio anche noi, ma è difficile giudicare dopo la gara, quando è facile dire di sì”.

“Dopo i riscontri di venerdì e sabato di certo non ci aspettavamo una vita così lunga delle gomme, dobbiamo guardare e capire se c’è qualcosa che possiamo imparare. Ma in generale tutti siamo stati piuttosto sorpresi dalla resa delle gomme, e non credo che nessuno avesse preparato la corsa dando priorità ad una strategia con una sola sosta”.

Al muretto box del Cavallino hanno comunque sperato che i 14 giri di gomma “bianca” in meno su cui Vettel ha potuto contare nei confronti di Hamilton nella seconda parte della corsa avrebbero potuto fare la differenza, ma la pista ha smentito questa previsione. 
“I due stop sembravano la strategia migliore – ha confermato Vettel – la più veloce, quindi abbiamo differenziato le scelte, ma quando Lewis è rientrato ai box ci è sembrato troppo anticipato per poter arrivare in fondo. Forse avremmo potuto prenderci un rischio, ma sarebbe stato una scelta verso l’ignoto. Dobbiamo anche rendere merito a Lewis di aver fatto una bella gara, ha gestito molto bene le gomme”.

“Non possiamo essere soddisfatti del risultato – ha concluso Binotto – ma nel complesso, come squadra, dovremmo essere felici per quanto fatto nel fine settimana. Abbiamo ottenuto un’altra pole, confermando un buon ritmo in gara su una pista simile all’Ungheria, sulla quale hai bisogno del massimo carico aerodinamico, ed è stato un attestato dei miglioramenti fatti, abbiamo lottato per la vittoria, obiettivo che era ben lontano sull’Hungaroring”.

“Ora andando ad Austin con un solo obiettivo: vincere. Abbiamo l’opportunità e la possibilità di farlo, puntando alla pole e alla vittoria, non solo al primato del sabato. E sono abbastanza sicuro che possiamo farcela”.
Fra meno di una settimana l’ardua sentenza.

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