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Si filmano a 220 km/h e postano il video su Intagram: ecco come finisce la storia…

Si filmano a 220 km/h e postano il video su Instagram: ecco come finisce la storia (Foto: Youtube.com)

Si filmano a 220 km/h e postano il video su Instagram. Ecco come finisce la storia.

La prima parte della storia racconta di un automobilista spagnolo intento a sfrecciare alla bellezza di 220 km / h mentre viene registrato da un suo amico per poter postare su Instagram il video della bravata. Indovina la seconda parte della storia? Ebbene sì, è già stato identificato e arrestato.

La Polizia iberica (La Guardia Civil) ha identificato a partire dal video caricato sul social network , il mezzo che sfrecciava alla bellezza di 220 km / h sull’autostrada EX-A2, che collega Miajadas con l’EX-206 tra Villanueva de la Serena e Don Benito, risalendo poi al conducente e proprietario della vettura. La velocità massima consentita in quella sezione era di 120 chilometri orari.

Il gruppo di ricerca e analisi del traffico (GIAT) del sottosettore della Guardia civile di Cáceres, ha avuto accesso a quel video, pubblicato su Instagram e ha immediatamente avviato un’indagine. Nella sequenza si può vedere che l’11 ottobre un veicolo stava guidando sull’autostrada EX-A2 ad una velocità di 220 chilometri all’ora.

Si filmano a 220 km/h e postano il video su Instagram: accusato di crimine contro la sicurezza stradale

Grazie allo studio e all’indagine del profilo della persona che ha postato il video, nonché dell’ambiente circostante, la Guardia civil è stata in grado di identificare sia il conducente del veicolo sia la persona responsabile della sua pubblicazione (che sedeva sul lato del conducente)

“L’autista, un uomo di 27 anni di nazionalità spagnola, è stato indagato e messo a disposizione del Tribunale di primo grado e delle istruzioni della Guardia di Don Benito per la presunta commissione di un crimine contro la sicurezza stradale, che consiste nel guidare oltre gli 80 chilometri all’ora, la velocità consentita dal regolamento “, spiega la Guardia civil in una nota.

Oltre al pericolo generato da questo tipo di comportamento, le forze dell’ordine hanno avvertito che si tratta di un crimine espressamente incluso nell’articolo 379 del Codice Penale e che può essere punito con pene detentive da tre a sei mesi o con lavori socialmente utili da 31 a 90 giorni.

Angelo Papi

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