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Partite IVA e imprese: ecco a chi vanno gli aiuti del Decreto Cura Italia

L’art. 56 del Decreto Cura Italia spiega nel dettaglio gli aiuti previsti per partite IVA e piccole e medie imprese. Ecco i requisiti e le modalità.

Giuseppe Conte (Foto: Getty)

Il Decreto Cura Italia prevede sostegni e moratorie per le partite IVA, ovvero le microimprese, per le piccole e medie imprese, per le ditte individuali e per i professionisti. Tali soggetti beneficeranno di una moratoria su un volume totale di prestiti previsto intorno ai 220 miliardi di euro. In particolare, come riporta QuiFinanza, vengono sospesi fino al 30 settembre “linee di credito in conto corrente, finanziamenti per anticipi su titoli di credito, scadenze di prestiti a breve e rate di prestiti e canoni in scadenza”. Le norme prevedono altresì l’assenza di oneri maggiori e nuovi per ambo le parti, le banche e le imprese.

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Partite IVA e imprese: requisiti e modalità delle moratorie

(Foto: Getty)

L’art. 56 del Decreto Cura Italia prevede che possano accedere alle moratorie tutte le micro, piccole e medie imprese, comprese le partite IVA. Stando alla definizione della Commissione Europea, le PMI sono quelle aziende con meno di 250 dipendenti e con fatturato minore a 50 milioni di euro o con bilancio annuo complessivo inferiore ai 43 milioni di euro. Inoltre, tali imprese devono essere in bonis, ossia non devono avere debiti o rate scadute da più di 90 giorni. Possono altresì richiedere la sospensione dei pagamenti le aziende che hanno già ottenuto moratorie nei 24 mesi precedenti alla comunicazione, dato che l’emergenza Coronavirus si tratta di un evento eccezionale e che danneggia gravemente l’economia. Le moratorie devono essere comunicate alle banche, intermediari finanziari vigilati e altri enti abilitati alla concessione del credito nel nostro Paese, i quali devono necessariamente acconsentire a tali richieste. Quest’ultime possono essere presentate a partire dal 17 marzo 2020, data di entrata in vigore del decreto, tramite PEC o modalità che consentano il tracciamento della comunicazione con data certa. Le imprese richiedenti dovrebbero altresì contattare il soggetto creditizio per valutare l’opzione migliore, dato che nel decreto del governo sono previste ulteriori misure di sostegno alle imprese. Ad esempio, esistono il Fondo di garanzia PMI e altre forme di moratoria. Nella comunicazione l’azienda deve autocertificare: il finanziamento oggetto della comunicazione di moratoria; di aver subito danni economici a causa del Coronavirus; di essere una micro, piccola o media impresa; di essere consapevole di eventuali conseguenze penali o civili nel caso di false dichiarazioni. Infine, sono previsti dei casi particolari: se il finanziamento è supportato da agevolazione di carattere pubblico, l’intermediario finanziario o la banca può procedere alla moratoria senza altre formalità, una volta trascorsi 15 giorni dalla comunicazione al soggetto agevolatore, in base al principio del silenzio assenso.

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Francesco De Vincenzo

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