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È crisi per il settore delle autoscuole italiane che ad oggi sono obbligate a restare chiuse, con l’enorme incognita sul quando potranno riaprire.
Il settore delle autoscuole italiane sta attraversando un grave periodo di crisi, dato che per ora sono costrette a rimanere chiuse e che non sanno quando potranno riaprire. Si contano circa 7000 autoscuole sul territorio italiano e si tratta di un comparto che impiega più di 30.000 persone.
Questo è solo uno dei tantissimi ambiti economici in piena emergenza economica a causa della diffusione del Coronavirus. A lanciare l’allarme è stata l’Unione Nazionale Autoscuole Studi Consulenza Automobilistica (Unasca), che evidenzia come le attività sospese dall’inizio di marzo blocchino anche tutte le pratiche riguardanti conseguimento e rinnovo delle patenti di guida.
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Svariati sono i problemi causati dalla chiusura forza delle autoscuole in Italia a causa dell’emergenza Coronavirus. Dal conseguimento della patente ai rinnovi della carta di qualificazione del conducente, essenziale per chi in questo periodo deve continuare a circolare. Per non parlare del grave danno economico che il blocco delle attività sta provocando per tutto il settore.
Ciò è quanto sottolineato da Unasca, l’associazione di categoria, che, tramite una nota diffusa nelle ultime ore, ha fatto notare la pesante crisi che l’intero ambito sta attraversando. In particolare, oggi, le autoscuole devono far fronte all’azzeramento degli incassi, pur continuando ad adempiere ai vari obblighi fiscali, come tasse, utenze, stipendi e via discorrendo.
Pertanto, il Segretario Nazionale di Unasca, Emilio Patella, ha affermato che nessun titolare ha percepito il bonus Inps, così come nessun lavoratore ha potuto usufruire della cassa integrazione. Inoltre, ha dichiarato che se davvero la riapertura delle autoscuole fosse prevista per dopo l’estate, nessuna, o quasi, potrebbe permettersi di riaprire i battenti, in quanto molti titolari sono già sul rischio del tracollo. Per tali ragioni, Unasca chiede aiuto al governo e di poter riprendere le attività non appena l’Istituto di Sanità lo consentirà.
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