(Foto di Augusto Grecco-Pixabay)
Quella della contachilometri truccato nelle auto usate è una pratica illegale, ma purtroppo piuttosto frequente. Come accorgersene e quali tutele sono garantite all’ignaro acquirente.
Il mercato delle auto usate ha le proprie regole. Il prezzo di un veicolo viene stabilito in merito all’anno di immatricolazione, allo stato, alla componentistica e non per ultimo, in base ai chilometri percorsi. Un dato determinante, perché incide effettivamente su quello che è lo stato d’usura dell’automobile nel complessivo. Considerata l’importanza di questa informazione, chi decide di acquistare un’auto usata, tenderà a preferire quella con il minor numero di chilometri percorsi, supponendo che abbia più anni di possibile utilizzo davanti a sé. Una circostanza ben nota ai venditori, tant’è che alcuni di essi si adoperano per “ringiovanire” il mezzo, traendo in inganno l’acquirente, agendo appunto sul contachilometri e scalando quelli effettivamente percorsi.
Come accorgersene ed evitare di cadere nella trappola? Quali sono le tutele, invece, se solo dopo l’acquisto ci si accorge della truffa?
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Una pratica illegale, sorprendentemente anche molto diffusa quella di ritoccare il contachilometri di un’auto usata al fine di aumentarne il valore commerciale. Si chiama schilometraggio e vede coinvolte per lo più auto cosiddette aziendali, utilizzate poco, non sottoposte ancora alla prima revisione. Una tecnica fraudolenta e proprio perché tale difficile da rilevare, ma non impossibile. Di seguito alcuni consigli utili per accorgersi della manomissione:
Tutti consigli, questi, che potrebbero rivelarsi molto utili. Ma non è detto anche risolutivi. Qualora ci si dovesse accorgere solo a posteriori dell’inganno cosa si può fare?
Manomettere il contachilometri di un’auto rappresenta una pratica commerciale scorretta per cui chi l’ha posta in essere rischia serie ripercussioni. Ed infatti, l’acquirente potrà adire le vie legali ed agire sia in via sede civile che penale. A questo tipo di tutela si aggiunge anche la possibilità di investire della questione l’Antitrust.
Quanto al piano civile potrà chiedere la risoluzione del contratto ovvero la restituzione di parte dell’esborso. Se decidesse di portare, invece, la controversia sul piano penale dovrebbe proporre querela per frode contrattuale contro chi gli ha venduto l’auto. Entrambi i rimedi sono esperibili sia che si tratti di un privato, sia di una concessionaria.
Ad ogni modo è bene rivolgersi ad un avvocato per valutare la migliore strada da percorrere per veder tutelati i propri diritti
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