(Foto: Wheelsage)
Il Museo del Mauto di Torino ha allestito un’esposizione di auto speciali sequestrate dalla Guardia di Finanza: Ferrari, Lamborghini e non solo.
La Guardia di Finanza di Genova ha compiuto un atto di sequestro ad un evasore ligure, che possedeva un garage niente male. In totale, sono stati 17 i mezzi confiscati dalle Forze dell’Ordine, che adesso sono diventati i protagonisti dell’attuale mostra al Museo del Mauto di Torino. Sono 14 le auto e 3 le moto in esposizione, che potranno essere ammirate dai visitatori.
Si trattano di veicoli rari e particolarmente costosi, tra cui figurano modelli Ferrari, Porsche, Lamborghini e altri di marchi altrettanto prestigiosi, che erano destinati ad essere venduti illegalmente in tutta Europa. Questi esemplari sono stati sequestrati dai finanzieri nell’ambito dell’operazione “Rien ne va plus”. L’uomo a cui è stata portata via questa speciale collezione si dichiarava nullatenente. Tuttavia, le verifiche attuate dalle autorità hanno portato alla luce un debito verso le casse statali di 4,5 milioni di euro e, per l’appunto, il possedimento di questi gioielli.
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Nel parco auto confiscato sono presenti una Lamborghini Diablo, una Ferrari Testarossa del 1987, una Porsche Boxter e una Corvette C1 Cabrio del ’58. Presenti anche modelli meno prestigiosi, ma pur sempre storici e molto rari come la 500 Vignale del ’68, una Fiat 600 Multipla 1964, un’Autobianchi Bianchina del 1966 e persino una BMW Isetta del ’59. Le moto, invece, sono tutte Harley-Davidson.
Una collezione dal valore di un milione di euro, quella sequestrata all’evasore, che è stata messa in esposizione al Museo dell’automobile torinese in seguito alla collaborazione tra Guardia di Finanza e dirigenti del polo museale. Tutto ciò con un preciso obiettivo: “L’obiettivo è quello di coniugare una necessità di giusta conservazione e valorizzazione della collezione grazie alle competenze del Mauto“. Ma non solo, spiega il generale di brigata Vincenzo Tomei: “I pezzi pregiati saranno quindi resi disponibili a beneficio della collettività“.
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