Formula 1

“Hamilton dio nero dei piloti”: Formigli risponde alle accuse di razzismo

Il giornalista Corrado Formigli ha dovuto difendersi dagli attacchi social dopo una frase che celebrava il trionfo di Lewis Hamilton in F1.

Lewis Hamilton (Getty Images)

A volte basta poco per innescare una polemica sui social network ed è quello che è capitato a Corrado Formigli dopo un innocente post inerente la vittoria del titolo di Formula 1 2020 da parte di Lewis Hamilton.

Il noto giornalista di LA7 sulla sua pagina ufficiale Twitter ha scritto “Il dio dei piloti è nero. Grazie Lewis Hamilton“. Poco dopo ha ricevuto diverse critiche e anche insulti per aver sottolineato il colore della pelle del pilota Mercedes. C’è persino chi lo ha accusato di razzismo.

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Hamilton, Formigli si difende sul razzismo

Lewis Hamilton (Getty Images)

Ovviamente Formigli ha voluto rispondere a chi gli ha dato, sbagliando, del razzista. Non poteva accettare un simile attacco, giustamente, e sia su Facebook che su Instagram ha pubblicato un post nel quale ha spiegato la propria posizione su Hamilton e non solo.

Queste le parole del giornalista italiano in risposta a chi gli ha lanciato pesanti critiche e accuse: «Ho scritto che il dio della F1 è nero. Non è soltanto una constatazione, è anche il riconoscimento tributato a un campione che ha gareggiato in questo mondiale inneggiando a Black Lives Matter, impresso sulla sua tuta e parte del suo furore agonistico. Lewis Hamilton non è solo un grandissimo pilota. È un attivista per i diritti della minoranza nera, uno che ha chiesto e ottenuto che la maggioranza dei piloti del circus si inginocchiassero in memoria di George Floyd assassinato dalla polizia di Minneapolis».

Formigli ci ha tenuto a sottolineare che il sette volte campione del mondo di F1 merita elogi non solo per lo straordinario pilota che è, ma anche per quanto fa a livello sociale: «Qualcuno dirà che è facile farlo quando guadagni 50 milioni di euro l’anno. Non è così. Proprio perché può permetterselo, la gran parte degli sportivi evita di esporsi e battersi per i diritti di chi non ha voce. Lewis Hamilton lo fa, ponendo la questione della razza all’attenzione del mondo degli appassionati di automobilismo sportivo. Lo fa in uno sport tradizionalmente bianco. Per rendersi conto di cosa sia stata la questione razziale nel motorsport, consiglio di guardare “Il Primo”, lo stupendo documentario su Willy T. Ribbs su Netflix. Il primo pilota nero a gareggiare a Indy mentre ancora sventolavano in tribuna le bandiere del Klu Klux Klan. Definire Hamilton il dio nero della F1 significa dunque riconoscere non solo un campione del volante ma anche un uomo che ha saputo e voluto schierarsi. E che lo faccia dall’alto dei suoi compensi milionari merita un applauso in più».

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Matteo Bellan

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