Formula 1

Mick Schumacher e Mazepin nella Formula 1 dei giovani: i rischi – Video

La Haas ha annunciato Fittipaldi come sostituto di Grosjean, e la coppia Mick Schumacher-Mazepin per il 2021. Ma la gioventù è un rischio

Mick Schumacher, Mazepin e gli altri: i rischi nella Formula 1 dei “ragazzini” – Video

La meglio gioventù brucia le tappe in Formula 1. George Russell, grande amico di Alexander Albon e Charles Leclerc, sostituirà in Bahrain Lewis Hamilton sulla Mercedes, che l’ha inserito nella sua scuderia di giovani piloti. A 22 anni, ha la grande chances di mostrare le sue qualità, di realizzare un potenziale già intravisto quando vinse il titolo di Formula 3 a 19 anni e di Formula 2 a venti davanti a Lando Norris.

La pressione non manca, soprattutto per Valtteri Bottas che ne uscirebbe un po’ sminuito se il confronto non dovesse vederlo largamente vincitore.

L’altra notizia che accende la curiosità del paddock è ovviamente la conferma di Mick Schumacher come pilota ufficiale della Haas per il 2021. Confermata la line-up da ballo dei debuttanti con il figlio d’arte dal più cognome più pesante del circus e Nikita Mazepin.

Schumacher ha scelto come numero il 47, somma delle date dei compleanni in famiglia. Quella famiglia che, volente o no, ha fatto da propulsore alla sua carriera, gli ha permesso di ottenere occasioni, sponsor, celebrità. Anche se il titolo in Formula 2 se lo sta conquistando da solo, e lì il cognome non basta per vincere.

Finora, la storia di Mick è diversa da quella di Stroll, che sta ancora faticando a togliersi di dosso l’etichetta del privilegiato che corre solo perché il padre ha comprato la scuderia. Avere un compagno di squadra della stessa età, e con un approccio simile alla carriera di pilota, potrebbe anche aiutare entrambi a ridurre l’ansia da rivalità.

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Da Mick Schumacher a Russell, a lezione in F1

La Formula 1 è nata come un “lavoro da uomini”, serviva fisico ed esperienza per manovrare le prime macchine. Nelle stagioni di Fangio, Ascari, Farina, non c’è spazio per i ventenni, ma per i quarantenni e oltre sì. La Formula 1 che ha festeggiato il settantesimo anniversario è invece un mondo per atleti a cui si richiede una piena efficienza fisica e di riflessi. Un mondo in cui Kimi Raikkonen e Lewis Hamilton, 41 e 35 anni rispettivamente, spiccano come eccezioni.

Sono gli eredi di quei “Cavalieri del Rischio” nell’era del bianco e nero. Proprio Hamilton, dopo la paura per il rogo della Haas di Grosjean in Bahrain, ha ricordato che il mestiere di pilota non andrebbe sottovalutato. Nel suo messaggio social ha fatto capire che nonostante l’elettronica, l’halo che ha salvato la vita al francese, nonostante le cellule di sicurezza e le protezioni, quello del pilota di Formula 1 rimane un mestiere pericoloso.

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La scelta di Fittipaldi: un rischio inutile?

Un mestiere un po’ snaturato rispetto anche solo agli anni di Senna e Schumacher, perché i piloti familiarizzano con le monoposto e con i tracciati al simulatore e non nei test in pista. E la tentazione di associare le corse alla Playstation viene, anche a chi poi infila il casco forte della propria gioventù e spesso di un conto in credito con la sorte.

Anche per questo, spiccano di più le immagini di Charles Leclerc sconvolto dopo l’incidente di Grosjean. Il rischio gli ha presentato il conto, salatissimo: la morte di Jules Bianchi, il suo migliore amico nel mondo delle corse, e l’anno scorso di Hubert, pilota di Formula 2. E cambia la prospettiva.

In questa Formula 1 densa di tecnologia e di simulatori, scegliere piloti giovani da svezzare, come è stato Max Verstappen arrivato ancora minorenne alla Toro Rosso e poi promosso in Red Bull, può diventare anche un’occasione di sponsorizzazioni maggiori. Ma la Formula 1 sembra voglia sfidare ancora la fortuna, vedere per credere la decisione della stessa Haas di affidare la vettura di Grosjean a Pietro Fittipaldi, nipote d’arte con un pedigree non proprio esaltante. Debutterà su una pista quasi ovale e velocissima, da percorrere in meno di un minuto a giro. Umberto Zapelloni sul Giornale l’ha definito “un rischio inutile”.

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Alessandro Mastroluca

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