MotorSport

Ferrari, cosa c’è dietro i pist stop troppo lenti: svelato il motivo

Stagione da dimenticare per la Ferrari anche ai pit stop: svelato il motivo delle fermate troppo lente delle Rosse

Leclerc (Getty Images)

Pit stop troppo lenti per la Ferrari. In una stagione da dimenticare la Rossa è andata piano anche ai box per il cambio gomme. Una novità per una scuderia che è sempre stata in grado di fare la differenza anche per la velocità delle soste: più volte in stagione, invece, Leclerc e Vettel hanno dovuto attendere più del previsto prima di poter premere nuovamente il piede sull’acceleratore. In alcuni casi si parla di un secondo in più rispetto alle rivali, un divario che ovviamente in pista conta e non poco. La motivazione però è spiegata dall’ingegnere Diego Ioverno, Responsabile Operazioni Autotelaio della Ferrari, che svela qual è il motivo che fa allungare i pit stop delle Rosse.

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Ferrari, pit stop più lenti: tutta colpa di un dado

Vettel (Getty Images)

L’ingegnere Ioverno racconta il motivo che c’è dietro ai pit stop troppo lenti della Ferrari. Soste che arrivano anche oltre i 3,5 secondi, numeri decisamente troppo elevati rispetto alle altre scuderia: “Sì, il margine di 3,5 secondi è troppo alto per gli standard della nostra scuderia, ma molto spesso – spiega –  la fermata non ottimale, è dovuta a un problema specifico legato al dado della ruota“.

Entrando nel dettaglio il problema è rappresentato da un filo che non è abbastanza forte e che costringe i tecnici a rimuovere il dato più volte. “È un problema di affidabilità – ha spiegato Ioverno – che stiamo cercando duramente di risolvere in vista del prossimo anno“. Una problematica che ovviamente fa perdere in sicurezza al team del cambio gomme e costringe i meccanici ad agire con maggior prudenza e quindi meno velocità. “E’ normale – conclude l’ingegnere – che sapendo di utilizzare un componente a rischio, si ha un effetto negativo sulla procedura“. E così si spiega anche il tempo medio più elevato rispetto agli altri: “Anche lì si può migliorare“.

Bruno De Santis

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