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Formula 1, come funziona VESevo: la novità italiana nei test in Bahrain

I team hanno provato VesEVO durante i test della Formula 1 in Bahrain. E’ un progetto della start-up napoletana Megaride. Intervista al CEO

Formula 1, come funziona VESevo: la novità italiana nei test in Bahrain (foto Getty)

Nei test pre-stagionali della Formula 1 in Bahrain ha fatto il suo esordio un’innovazione tutta italiana. Gli osservatori più attenti e curiosi hanno notato i tecnici di diversi team utilizzare una sorta di pistola sulla superficie delle gomme appena smontate. E’ il frutto di un lungo lavoro di una start-up napoletana, Megaride, che ha alle spalle il background e i laboratori dell’Università Federico II.

Si chiava VESevo. Il nome è un omaggio fonico al Vesuvio e allo stesso tempo rappresenta un acronimo che ne definisce lo scopo. Sta infatti per “Viscoelasticity Evaluation System EVO”, sistema evoluto per la valutazione della visco-elasticità.

Flavio Farroni, il CEO di Megaride che abbiamo raggiunto al telefono, ci ha raccontato in dettaglio il progetto, un nuovo punto di partenza nel legame fra gli ingegneri della Megaride e il mondo dell’automotive.

Il progetto di ricerca, spiega Farroni, “nasce all’interno dell’università Federico II. Il team è composto da ingegneri meccanici e ricercatori specializzati nella dinamica del veicolo“.

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Formula 1, Megaride e il progetto VESevo: storia e caratteristiche

Anche il nome della start-up, ha una doppia anima. Se lo si legge all’inglese, fa capire subito che ci si muove nel contesto delle corse. Megaride, però, è anche un nome fieramente identitario, è la piccola isola di Napoli su cui sorge il Castel dell’Ovo.

Qui, secondo la leggenda, fu sepolta la sirena Partenope che si lasciò morire dopo il rifiuto di Ulisse. Qui restò relegato Romolo Augustolo, ultimo imperatore romano d’Occidente, dopo la deposizione nel 476 d. C.

VesEVO è il primo prodotto di Megaride che si possa vedere, toccare, usare. Per realizzarlo, hanno lavorato, in rigoroso ordine alfabetico, oltre al CEO Farroni: Francesco Carputo, Andrea Genovese, Antonio Maiorano, Claudio Mormile, Aleksandr Sakhnevych, Francesco Timpone e Massimo Varrone.

Il team, ci spiega Farroni, è formato da “meccanici applicati, i cosiddetti meccanici freddi. Ci occupiamo di trasmissioni, vibrazioni, meccanica del contatto. Siamo votati alle parti del veicolo che non scottano, distanti dal motore“.

Farroni, si legge nella scheda biografica sul sito ufficiale della Megaride, è assistente professore di meccanica applicata all’Università di Napoli. E’ uno specialista della meccanica del contatto. lavora sull’ottimizzazione dell’aderenza sull’asciutto e sul bagnato, e al consolidamento della mobilità “smart”.

Premiato dalla MIT Technology Review come uno dei dieci scienziati italiani under 35 nel 2018, guida un team che ha collaborato in MotoGP con la Ducati, in Formula E e in DTM con Audi. Un team partner esclusivo in Formula 2 e Formula 3 del team Trident.

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Gomme, i due dati principali che VesEVO misura

Negli ultimi anni, la ricerca che ha portato all’implementazione del VesEVO ha condotto la Megaride anche nel mondo della Formula 1. Questa sorta di “pistolotto”, sottolonea Farroni, “lascia impattare un’astina pre-caricata sulla superficie del battistrada. Sulla base del rimbalzo, disciplina legata alla meccanica delle vibrazioni, siamo in grado di capire le caratteristiche visco-elastiche della gomma e il range termico ideale di utilizzo della mescola”.

La martellata data sulla superficie della mescola fornisce due indicatori. Uno sulla capacità di adesione, ovvero l’attrazione molecolare fra la gomma e l’asfalto. L’altro di natura isteretica, che misura la capacità dello pneumatico di dissipare calore e in questo modo adattarsi alle irregolarità dell’asfalto. Perché se la gomma rimane nel range ottimale di utilizzo, offre sempre la massima superficie di contatto possibile con la pista.

L’ambito di ricerca della Megaride, inizialmente di studio teorico, diventa così una componente determinante per il set-up delle vetture. Le informazioni, se fornite nella fase dello sviluppo, orientano la realizzazione delle sospensioni, la distribuzione dei pesi della monoposto.

“Noi interveniamo nella fase pre-season perché possiamo raccogliere informazioni per i team e di riportare tutto in simulazione – conclude Farroni -. La vettura in pista deve essere opportunamente virtualizzata perché si abbia il gemello della vettura in casa loro, in particolare riguardo agli pneumatici”.

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Le prospettive della ricerca di Megaride

Il confronto fra mescole (foto Megaride)

Consentire ai team di avere a disposizione un gemello virtuale della monoposto che va in pista, per poter continuare ricerca e sviluppo, non è il fine ultimo del progetto VesEVO. Questo oggetto, infatti, nasce per le corse ma può anche essere utilizzato per testare la qualità della produzione delle gomme da strada, o per analizzare la composizione di gomme utilizzate per altri scopi come ad esempio le guarnizioni.

Il nostro core è legata a simulazione e analisi del rapporto pneumatico-strada – spiega con orgoglio Farroni -. Il nostro progetto è legato al motorport e alla sua trasposizione nella nuova mobilità, ai nuovi veicoli interconnessi, sempre più autonomi e smart. Vogliamo giocare un ruolo in questa evoluzione“.

Alessandro Mastroluca

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