Ormai lo spinning si può considerare una vera e propria disciplina automobilistica, anche se per ora è riconosciuto agonisticamente solo in Sud Africa
La potenza dello spinning è la sua spettacolarità, la sua potenzialità è notevole: soprattutto grazie ai social network che nel corso degli ultimi due anni hanno reso questa disciplina virale. Eppure la sua diffusione è ancora limitatissima.
Prima ancora che lo spinning venisse battezzato così, siamo in Sud Africa, verso la fine degli anni ’80, esistevano le spin-car. Auto modificate allestite appositamente per gare ed esibizioni. Nei quartieri popolari di Soweto le spin-car sono il passatempo di decine di giovani che, creando una propria versione di quelle che sono le auto customizzate americane, le hot-rod ma soprattutto le lowrider.
Una pubblicazione che tratta lo spinning come fenomeno sociale e culturale sostiene che la prima esibizione pubblica fu… a un funerale. Un corteo di auto che si esibiscono in una serie di loop e testa-coda per onorare la memoria di un giovane pilota scomparso. Il resto è storia.
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In realtà la genesi dello spinning riporta alle bande di Soweto, dedite a spaccio e traffico di armi. Nulla di molto lontano rispetto alle gangsta-car celebrate da rapper e band di east e west coast americana. Negli anni ’90 lo spinning da fenomeno di costume diventa una vera e propria manifestazione agonistica. E da fenomeno della microcriminalità diventa una disciplina.
Auto certificate, giurie, persino corsi di guida e vere e proprie competizioni.
L’auto per eccellenza da allestire per lo spinning è la BMW 325i, alcune vengono prodotte appositamente per le gare da officine specializzate. Una buona auto da spinning viene comprata dal rottamatore a poche centinaia di euro. Ma per allestirla servono molti soldi, una buona auto da spinning può valere fino a 50mila dollari.
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Lo spinning diventa una gara di free-style. Ci sono i piloti, un po’ acrobati e un po’ spericolati interpreti delle potenzialità di manovra della vettura. E ci sono i cosiddetti “minders”, i coreografi. Quelli che in funzione dell’auto e del suo interprete cercano la canzone adatta e studiano le manovre da esibire. E i “dancers” i passeggeri che spesso escono dall’abitacolo per creare un elemento esterno alle evoluzioni dell’auto.
In questo momento lo spinning, grazie soprattutto a Tik Tok e You Tube sta uscendo dal Sud Africa dove è considerato una disciplina automobilistica a tutti gli effetti. Gli incidenti sono rari: le auto rispettano un limite di velocità rigidissimo, non oltre i 60 km/h. Vince la coreografia più estrema e creativa: non chi va più forte. Negli Stati Uniti, in Texas, la settimana scorsa si è svolta la prima competizione ufficiale di Spinning: gli americani l’hanno creata a modo loro, in pista solo Camaro e Impala. In attesa che si veda qualcosa del genere anche in Europa.
Un video documentario dedicato allo Spinning e a Stacey-Lee May, soprannominata ‘Queen of Smoke’ una delle migliori interpreti di questa disciplina
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