Racconto da brividi di un operaio italiano. L’oscura realtà dietro gli stabilimenti del marchio.
Tutti noi o quasi, al giorno d’oggi, guidiamo un’automobile che da qualcuno è pur stata costruita; quella che diamo molto spesso per scontata è in realtà un’opera creata da uno o più operai. Vi siete mai chiesti come si vive dietro le linee produttive da cui escono ogni giorno le vetture che guidiamo? Forse, dopo aver letto il prossimo passaggio, inizierete realmente a farlo.

Negli ultimi anni, l’azienda FIAT ha spostato molti dei suoi lavoratori in stabilimenti situati in paesi che, parte dell’UE o meno, hanno regolamenti e costi di produzione diversi dall’Italia. Questo processo noto come “de localizzazione” ha dato luogo a non pochi attriti con sindacati e politici del nostro paese che al contrario, hanno sempre spinto per tenere in Italia fabbriche, lavoratori ed auto.
Uno degli stabilimenti più famosi è quello in Serbia, situato a Kragujevac dove sta venendo costruita la Nuova Panda, un modello che si prospetta come un’enorme successo commerciale. E mentre alcuni marchi parte di Stellantis fanno i conti con una penuria di ordini sembra che FIAT faccia i conti con l’esatto opposto. E gli operai hanno iniziato a risentire.
Ritmi troppo frenetici
Se ricordate il famoso film di Charlie Chaplin Tempi Moderni in cui l’attore con i caratteristici baffi crea una parodia molto attuale e sentita della rivoluzione industriale e dei ritmi a cui sono sottoposti i lavoratori delle grandi aziende, forse vi verranno in mente proprio un paio di scene della pellicola, leggendo le prossime righe. Sembra che nonostante sindacati, leggi e tutele, la vita degli operai che producono le auto non siano poi così diverse.

Un’inchiesta di ItalPassion riporta un’intervista ad uno degli operai che lavorano alle linee della Nuova Panda in Serbia nello stabilimento deputato alla produzione dell’utilitaria. E quello che ha rivelato è preoccupante: Filippo, nome di fantasia, ha intanto detto di aver dovuto accettare l’offerta di Stellantis di spostarsi in Serbia ad aprile perché non aveva davvero scelta: “O così o non avrei potuto più pagare il mutuo”, le sue parole.
Nelle linee dove si produce la Nuova Panda però, Filippo ha trovato una situazione molto frenetica: “Spesso, mancano i pezzi per assemblare le auto. Quando non arrivano, dobbiamo sospendere tutto. Dovremmo produrre 500 auto al giorno ma arriviamo a 125″, il suo racconto che evidenzia una situazione dove l’organizzazione e le condizioni di lavoro non sembrano il massimo.
Oltre tutto, le condizioni di vita nel paese europeo sembrano davvero difficili, sempre secondo la fonte: “Ho un indennità di 52,5 euro o 60 nei giorni feriali. Ma i costi sono alti, un alloggio costa anche 400 euro. Evito i ristoranti e faccio la spesa con la calcolatrice”. Non proprio la trasferta che molti operai sognavano. Ma Filippo, come decine di altri dipendenti non ha molta scelta: “Non è la vita che avevo sperato. Ma per ora rimango. Ho bisogno di lavorare”. La storia della vita di milioni di italiani, purtroppo.