Rivelazione agghiacciante di un alto membro dell’automotive. Ecco il segreto che nessuno sapeva.
L’arrivo delle automobili elettriche nelle più rosee previsioni di chi crede in questo tipo di mobilità new generation avrebbe dovuto risolvere un enorme problema con cui presto, tutto il mondo si troverà a fare i conti: quello dell’inquinamento. E’ vero che non sono soltanto le auto ad avvelenare l’aria che respiriamo, vero anche che molte politiche messe in atto per rendere le auto più inquinanti fuori legge hanno colpito sopratutto i ceti più poveri – e non dovrebbe funzionare così in paesi civili – ma questo problema, prima o dopo, andrà considerato.

E proprio davanti ai tanti sacrifici che molti di noi sono chiamati a compiere per “inquinare meno” con la propria automobile, nasce lo scetticismo. Ma è vero che le auto elettriche sono la soluzione a tutti i mali di questo mondo? La logica di base porterebbe a pensare così, dopotutto, se un’auto è elettrica non emette emissioni; non ha nemmeno un tubo di scappamento.
Non sono però solo i blog di complottisti a pensare che le varie Tesla e BYD non siano necessariamente meno inquinanti di tante auto che già circolano per le nostre città. Un protagonista di primo piano del mondo dei motori mondiale si è infatti espresso in merito, spiegando perché l’idrogeno o altri carburanti ancora potrebbero essere un’alternativa ben migliore all’elettrico!
Akio Toyoda: una vita contro l’elettrico
Akio Toyoda, numero uno di Toyota da anni, ha sempre opposto una ferma resistenza alla produzione di automobili elettriche per la sua Toyota, al punto che pochissimi modelli con motore ibrido o elettrico hanno visto la luce benché la Prius sia stata la prima auto di questo tipo ad essere venduta in tutto il mondo. Toyoda ha notoriamente spinto per sperimentare con l’idrogeno, tecnologia che preferisce per valide ragioni.

In Giappone, e questo è il punto focale della questione, la maggior parte dell’elettricità viene prodotta tramite centrali termiche che potrebbero essere sottoposte ad uno sforzo impressionante se tutti i circa 7 milioni di giapponesi che ogni anno comprano un’automobile scegliessero di prenderne una elettrica che va ricaricata, mantenuta e, in ultimo, smaltita quando la batteria arriva alla fine del ciclo vitale. Inutile dire che tali centrali inquinano eccome, immettendo nell’atmosfera elementi molto nocivi quali zolfo, mercurio e arsenico.
L’ibrido, un “mix” tra le due forme di alimentazione, sembra allora una strategia più sostenibile, su larga scala: “Dobbiamo esplorare tutte le strade e combattere le emissioni da ogni fronte possibile” – il monito di Akio che dice anche – “In proporzione le 27 milioni di ibride che abbiamo prodotto hanno un impatto ambientale minore di 9 milioni i elettriche”.
Quando un CEO di un’azienda così importante parla, viene sempre da chiedersi se i suoi interessi non entrino in conflitto con il bene del pianeta e della popolazione. In questo caso però, interessi e benessere dei cittadini sembrano collegati. Anche perché un passaggio completo ai motori elettrici, si stima, potrebbe portare alla perdita di ben 5 milioni di posti di lavoro nell’intero Giappone nei prossimi anni.