Il crollo completo di Nissan è stato sfiorato per pochissimo. Il nuovo dirigente ha le idee chiare: parola al CEO.
In un mondo competitivo, dove i marchi che producono auto sono sempre di più e sempre più agguerriti, nemmeno un’azienda con una storia solida alle spalle come Nissan può dirsi pienamente al sicuro dal rischio di un fallimento che, negli ultimi dodici mesi, è stato davvero dietro l’angolo. L’azienda che ha rilanciato un modello storico da poco ha rischiato grosso e, sotto certi aspetti, non è ancora fuori pericolo.

La casa giapponese che ha prodotto auto storiche come Altima, Primera e Micra, di cui è stata finalmente annunciata la sesta serie dopo tanta attesa, ha iniziato l’anno nel peggiore dei modi al punto che, secondo molti economisti, a gennaio rischiava di non vedere la fine dell’anno senza investimenti nonostante il sodalizio con Renault e Mitsubishi. La casa produttrice non è ancora fuori pericolo.
Tagli al personale, utili in calo ed un costante senso di sfiducia da parte degli investitori hanno caratterizzato anche i primi sei mesi dell’annata 2025 che minaccia quindi di concludersi molto male. Fondamentale, in questo quadro da horror, che l’azienda sia nelle mani di una persona che sa cosa sta facendo e, soprattutto, ha chiaro cosa è andato storto e come siamo arrivati a questo.
Nissan, come fallisce un marchio
Da aprile il nuovo CEO di Nissan è Ivan Espinosa, una persona che sembra bene informata su come siamo arrivati ad una situazione del genere per un marchio che ha prodotto milioni e milioni di macchine e teoricamente non avrebbe mai dovuto trovarsi nella situazione di mendicare investimenti. Spinosa ha tracciato un quadro dicendo di avere chiare le ragioni dietro il disastro.

La gestione che è stata principalmente portata avanti dal vecchio CEO Carlos Ghosn che ha anche criticato l’accordo con Honda recentemente ha tentato di ampliare notevolmente gli impianti produttivi dell’azienda, mettendo in campo enormi investimenti per aumentare la forza lavoro, ingrandire le strutture di produzione e velocizzare la costruzione di auto. L’obiettivo? Produrre e vendere 8 milioni di auto in tutto il 2024 per andare ad infastidire nomi come Honda stessa e Toyota.
Qualcosa di molto simile a ciò che Tesla ha fatto negli ultimi anni, peccato che le vendite siano state di 5 milioni di auto in meno del previsto, lo scorso anno. Un pericoloso gioco d’azzardo che ha portato ad una situazione disperata e a 10mila posti di lavoro tagliati per la casa. “L’anno scorso è stato fatto il passo più lungo della gamba”, riconosce Espinosa. Ora però servono soluzioni, per evitare che Nissan entri nel lungo elenco di marchi che sono spariti dalla storia.