Gli incentivi hanno funzionato. Tra gennaio e novembre, in Giappone, si sono venduti 4 milioni e 668 mila veicoli, con un incremento del 10,2% sullo stesso periodo dell’anno precedente, mentre nei dodici mesi il bilancio dovrebbe essere vicino ai cinque milioni. A trainare la domanda sono stati gli incentivi a favore delle vetture a basso impatto ambientale, terminati in settembre. Non a caso nei mesi di novembre e dicembre il mercato è letteralmente colato a picco, con punte del -26%. Inoltre, con la fine degli sconti governativi costruttori, come Toyota, leader del mercato, stanno registrando un brusca frenata delle vendite di auto ibride.
Un 2011 con il freno a mano. Secondo la Jama, l’associazione dei produttori automobilistici giapponesi, l’anno prossimo il calo sarà del 10%, che vuole dire 491 mila veicoli in meno rispetto al 2010. Solo a fine 2011 è attesa una lieve ripresa, ma le incognite sono moltissime. C’è anche chi dimostra cauto ottimismo: le previsioni di IHS Global Insight parlano di un calo molto più contenuto, di appena il 2%. Intanto tutti costruttori rivedono al ribasso le loro stime: Toyota per la seconda metà dell’anno fiscale 2010-11 (il periodo va da ottobre a marzo) si attende una contrazione delle vendite del 28.2%, Honda e Nissan del 14.4% e del 16.8%, Mazda del 20%.
Un Giappone sempre più “regionale”. Raccontano navigati manager che un tempo si andava in Giappone per vedere nuovi orizzonti e immaginare quale direzione avrebbe preso il mondo dell’auto. Ma è la Cina oggi il nuovo ombelico del mondo: non a caso Mercedes ha deciso già da più di un anno di trasferire il centro stile da Tokyo a Pechino. Per non parlare dell’ultima edizione del Tokyo Motor Show datata 2009 e completamente snobbata dalla Case occidentali, che invece, a Shanghai e Pechino sono accorse in massa. Anche questo è un segno dei tempi.
Quattroruote.it
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