Formula Uno: intervista a Bernie Ecclestone. “Al mio amico Montezemolo consiglio di non scendere in politica”

INTERVISTA A BERNIE ECCLESTONE – Lei ha da poco compiuto ottant´anni, è multi miliardario, ha sconfitto tutti i suoi avversari ed è il proprietario, capo indiscusso della Formula 1 da quasi quarant´anni…«Qualcuno in più per la verità».

Ecco. Perdoni l´ipertinenza, ma non si è rotto le scatole? Le solite facce, le solite domande … Non ha voglia di cambiare, di riposarsi, di dormire due ore in più la mattina?

Sono le tre del pomeriggio e la finestra dello studio è già appannata, fuori fa freddo e Londra è tutta bagnata. Sulla scrivania, una camomilla e qualche cioccolatino a forma di cuore cortesemente rifiutato dai pochi giornalisti. Bernie Ecclestone sorride da incompreso, sospira e poi inesorabile scuote la testa. «No, nemmeno un po´».

Quindi andrà avanti, nessuna successione, nessun passaggio di mano.

«Finché riesco a fare tutto quello che riesco a fare oggi e finché mi rendo conto che la gente è contenta del mio lavoro. Il segreto è vivere ogni giorno come una nuova sfida. E lo è davvero».

Qual è stata l´ultima, quella di ieri?

«Non la ricordo già più».

E quella di oggi?

«La stagione che ricomincia».

Ok. E chi vince quest´anno?

«Troppo difficile da dire. Bisogna vedere le macchine, chiedetemelo tra due o tre gare».

In pista ci saranno cinque campioni del mondo. Schumi, Vettel, Alonso, Hamilton e Button. Chi è il più forte?

«Ciascuno è grande a modo suo. Alla fine deciderà la macchina. Per questo mi piacerebbe vederli correre tutti con lo stesso mezzo. Anzi, magari organizziamo qualcosa…».

Il suo preferito, però, è Vettel, si sa. Si dice abbia la Ferrari nel destino.

«Sì, Sebastian un giorno guiderà per la Ferrari. Tutti i piloti a un certo punto della propria carriera hanno il desiderio di guidare una Ferrari. È per questo che praticamente tutti i più grandi ci sono stati».

Che fa, il piacione con la stampa italiana?

«No. Lo penso davvero. Il Cavallino si porta dietro qualcosa di speciale. È un po´ come per i cantanti. I più grandi vogliono cantare nei teatri più importanti».

A proposito di Ferrari, pare che il suo amico Montezemolo voglia entrare in politica.

«Credo che non succederà mai. Chi glielo fa fare? È già in un´ottima posizione, è famoso in tutto il mondo. No, glielo sconsiglio proprio».

Perché?

«Perché la politica è una cosa difficile. Appena mette un piede dentro si ritrova un fuoco di sbarramento mostruoso. Sarebbe un grosso errore».

A proposito di politica, può spiegare cosa è successo davvero con il gp di Roma, siete stati voi a cambiare idea, come dice Alemanno?

«Non c´era mai stato un accordo preciso, molte chiacchiere, molte mail. Ma niente di concreto. E a un certo punto abbiamo realizzato che non era il caso di dare due gran premi a una sola nazione. No, non abbiamo cambiato idea noi. Sono cambiate le circostanze».

E la Spagna? Ha Valencia e Barcellona…

«E infatti è un problema che affronteremo».

Visto che rimarrà per sempre il capo della F1, parliamo di futuro. È vero che la Cvc (il fondo che controlla la proprietà del Circus, ndr) vuole vendere? Ed è vero che il gp d´Australia è alla sua ultima edizione?

«Non lo so, io sono solo un impiegato, qui (ride). A quanto ne so io sono tutti molto contenti dell´investimento e a vendere non ci pensano proprio. Dell´Australia possiamo fare a meno».

È ancora convinto delle sue idee per lo spettacolo, medaglie e scorciatoie?

«Con le medaglie, quest´anno sarebbe finita allo stesso modo… Ma ci sarebbe stata più lotta. Ragioniamoci ancora un po´ poi vediamo. Quanto alle scorciatoie l´ho detto e lo ripeto: dal punto di vista dell´entertainment è una grande idea. Come una grande idea è ridurre la capacità di frenata delle macchine».

Per aumentare gli incidenti?

«No, per tornare a vedere qualche sorpasso in staccata. Mica dico di renderli insicuri, ma di depotenziarli. Adesso anche io e lei riusciremmo a staccare al limite».

Parliamo della stagione che sta per cominciare. Protagonisti?

«I cinque campioni, più Kubica. E occhio a Schumi».

L´anno scorso ha fatto ridere. Sempre dietro a Rosberg.

«Quali motivazioni aveva con quella macchina? Al massimo poteva arrivare terzo. A Schumi interessava arrivare terzo? Avrei voluto vederlo con la Red Bull. Rosberg invece ne aveva una bella grossa, di motivazione: battere la leggenda».

Faccia la sua squadra ideale. Due piloti e tre tecnici.

«Come tecnico prenderei Newey della Red Bull e gli direi di portarsi chi gli pare. Per i piloti dovrei dire Alonso e Vettel. Ma non funzionerebbe mai. Troppo difficile da gestire. Probabilmente, quindi, Button. Alla fine Jenson è un ragazzo con cui è facile avere rapporti ed è pure molto veloce. Quindi Vettel e Button».

Ok, ora si sbilanci. Chi vince?

«Non lo so, so solo che sarà un anno molto duro per molti top driver».

Ha una sterlina, su chi la scommette?

«Mmmm. Se proprio devo, sullo spagnolo».

Fa ancora il piacione?

«No, no. Quando si parla di sterline sono sempre molto serio».

Repubblica.it

Impostazioni privacy