Formula 1

Formula 1, Hamilton come Schumacher: che succede se il dominio è noia

Il dominio di lungo periodo di Lewis Hamilton e della Mercedes ha indotto misure come il taglio dei costi in Formula 1 o il nuovo regolamento. La storia si ripete

Lewis Hamilton (Getty Images)

Il suo dominio può andare bene per i tifosi che ammirano le sottigliezze della sua eccellenza di guida, ma sta causando problemi alla Formula 1 nel suo complesso.

Il timore è che senza un rivale credibile in grado di sfidarlo, di fronte alla manifesta superiorità contro ogni avversario, il pubblico televisivo delle gare calerà. I team medio-piccoli si preoccupano, perché gli sponsor potrebbero pagare meno negli anni successivi, e la sopravvivenza di più di una scuderia appare a rischio.

“L’aerodinamica è così efficiente che le macchine non riescono a stare attaccate una all’altra senza perdere aderenza” commenta Alan Henri del Guardian. D’altra parte, aggiunge, “chi domina il Mondiale sta semplicemente facendo quando che un buon team dovrebbe fare, ovvero un lavoro molto migliore degli avversari”.

Per il presidente della FIA, “ogni sport di tanto in tanto diventa noioso. E’ questa la differenza tra lo sport e il circo, o il teatro“.

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Formula 1, Hamilton e Schumacher: gli effetti del dominio

Se vi state chiedendo perché finora non abbiamo nominato i protagonisti a cui quanto scritto finora si riferisce, è il momento di svelare il trucco. Alan Henri, il giornalista del Guardian che ha raccolto le dichiarazioni e i timori nel paddock, scrive della Formula 1 del 2002.

Analizza gli effetti del dominio della Ferrari di Michael Schumacher. Spiega che a preoccuparsi degli sponsor è soprattutto Niki Lauda, allora team principal della Jaguar. Rivela che la Prost, la scuderia del “Professore” rivale principe di Senna, corre il rischio di fallire. Scrive che la Arrows che ha faticato a raccogliere i soldi necessari per utilizzare l’ultima generazione del motore Cosworth V10 e delle difficoltà della Minardi.

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Dal maggio 2002 all’inizio della stagione 2021, il passo è lungo ma la distanza è inapprezzabile, come la ventilazione nelle radiocronache di Sandro Ciotti. La Formula 1 è tornata ad essere prevedibile, le scuderie di media e bassa classifica sono tornate ad essere a rischio, McLaren e Haas i casi più eclatanti.

Riavvicinare il circus “al circo o al teatro” per usare l’espressione dell’allora presidente della FIA Max Mosley, è l’obiettivo del taglio dei costi, del regolamento tecnico di quest’anno che riduce la downforce e della rivoluzione dell’anno prossimo.

Se non dovesse funzionare, il titolo della serie Netflix sulla Formula 1 “Drive to Survive”, “Corri per sopravvivere”, potrebbe assumere un significato per certi versi profetico.

Alessandro Mastroluca

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