Auto

Ford, storia del logo di Paul Rand che non vide mai la luce

Ford, la storia del progetto di Paul Rand, a cui si deve il logo IBM, per modernizzare la classica scritta che caratterizza il colosso USA dell’auto

Ford Kuga (Foto: Getty Images)

Ford vanta un logo conosciuto, semplice e riconoscibile, una scritta bianca su fondo ovale blu. Non è quasi mai cambiato, in maniera sostanziale nel tempo. Eppure, nel 1966, questa storia avrebbe potuto essere completamente diversa. Il colosso automobilistico infatti ha ricevuto allora una proposta da Paul Rand, designer di prestigio mondiale. L’attuale logo dell’IBM, solo per fare un esempio, è opera sua.

Fino agli anni Sessanta andavano di moda le scritte in corsivo e i caratteri personalizzati, non ortodossi. Il nome dell’azienda che compariva sul logo non necessariamente doveva mostrare una qualche forma di identificazione grafica, ma offrire del brand attraverso lo stile una rappresentazione elegante e raffinata. Si cercava l’estetica come valore a sé, non tanto come un elemento che dovesse raffigurare e richiamare una parte significativa della brand identity. Dunque, un senso del bello da inizio novecento: elegante, immaginifico, cerimonioso.

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Ford, il progetto scartato del logo di Rand

In quel periodo, però, inizia l’invasione delle forme moderniste, più semplici. Rand vede quasi uno sfoggio di ricami e grazie barocchi nella scritta che caratterizza il logo Ford. Perciò ne prevede una versione moderna, con gli stessi tratti stilistici, resta il nome Ford in bianco su sfondo ovale blu. Ma lo spirito del logotipo cambia.

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Il logo della Ford, scriveva Rand, “dovrebbe riflettere l’autorità e la fiducia della compagnia. Dovrebbe sembrare ed essere funzionale. Non dovrebbe essere caratterizzato da florilegi teatrali e svolazzi melodrammatici, ma da una semplice, quasi disarmante semplicità”. Questa caratteristica andrebbe ottenuta, suggeriva allora, “attraverso la geometria, i rapporti ordinati fra le parti, forme misurabili e gestibili che riflettono la precisione delle macchine che devono aiutare a identificare. Dovrebbe suggerire forza, velocità, efficienza, utilità”.

Il valore teorico di queste parole appare evidente, ma la traduzione in pratica non si è mai verificata. Non sempre la teoria dà buoni frutti.

 

Alessandro Mastroluca

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