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Marco Melandri dà i voti: “Le due Moto peggiori che ho guidato”

Marco Melandri ‘dà i voti’ alle moto che hanno accompagnato la sua carriera: il pilota svela le due moto peggiori e le due migliori

Melandri (Getty Images)

Oltre venti anni di carriera, due decenni vissuti ad alta velocità e assaporando qualsiasi sfida a due ruote. Marco Melandri ne ha viste (e guidate) di moto: dagli esordi in 125 ai successi in 250 e poi l’avventura in MotoGP e la scelta di mettersi alla prova in Superbike. Il pilota ravennate si diverte a dare i ‘voti’ alle moto che hanno segnato la sua carriera. In un’intervista a ‘Gazzetta Motori’, il 39enne non si nasconde e rivela quali sono state le moto migliori e peggiori della sua carriera.

Tra le prime Melandri annovera la Honda 5 cilindri MotoGP del 2005/2006 e spiega anche il motivo: “E’ stata una moto che mi ha dato veramente soddisfazioni incredibili. L’equilibrio tra motore ed elettronica era tale che faceva venire fuori la gestione del gas del pilota. Allo stesso tempo dava anche la possibilità di divertirsi, di fare traversi incredibili“. Ma c’è anche l’Aprilia 250 due tempi tra le moto migliori avute a disposizione: “Era qualcosa di indescrivibile – racconta il pilota –. Guidarla dava il doppio della soddisfazione perché era difficile da gestire e non esisteva l’elettronica“.

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Marco Melandri: “Ecco le due moto peggiori che ho guidato”

Melandri (Getty Images)

Dall’altro lato della bilancia ci sono le moto “peggiori” avute a disposizione da Melandri che nei giorni scorsi ha dato il suo pronostico sul Mondiale 2021. Lo stesso pilota specifica che più che “peggiori” si può parlare delle moto più complicate da guidare per lui.

La più difficile per me è stata la Ducati MotoGP del 2008. Una moto davvero complicata, diametralmente opposta al mio stile di guida. Nei fatti solo Stoner è riuscita a guidarla, quindi era una moto realmente difficile“. Poi c’è la Yamaha R1 Superbike, altra moto complicata da guidare: “Una moto molto performante – spiega Melandri – ma anche molto rigida e fisica: per me che sono un pilota tecnico e che guida in maniera soft, era difficile farla rendere al meglio“.

 

Bruno De Santis

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