Il GP Portogallo sul circuito di Portimao con i suoi saliscendi rappresenta una sfida dura per le monoposto e per i piloti che sentono il vuoto nello stomaco
Il circuito di Portimão ha un impatto particolare sulle monoposto e sugli stessi piloti. Non a caso l’associazione più frequente è con le montagne russe per le sue continue variazioni altimetriche.
Rispetto a un tracciato come Spa-Francorschamps, con il complesso del Raidillon e dell’Eau Rouge, la sfida a Portimao è meno estrema ma più distribuita e variegata. Il circuito è disseminato di curve in cui si entra e da cui si esce sia in salita sia in discesa. Pensare a un assetto più performante in una delle due tipologie sarebbe troppo penalizzante nel resto della pista. E questo rende il set-up della monoposto più complesso.
A livello di compressione verticale, le uscite di curva in discesa rappresentano i punti più delicati del circuito. Ad esempio, in curva 11, il salto è di sedici metri, il più alto del tracciato. La monoposto, spiegano i tecnici Mercedes sul sito della scuderia, “vorrebbe andare dritta ma non può per effetto della downforce e della gravità, ma i piloti comunque sentono una percepibile mancanza di aderenza”.
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La sfida però non riguarda solo l’aspetto tecnico delle monoposto, ma coinvolge inevitabilmente anche i piloti. Le ondulazioni creano punti di corda ciechi alle curve 8, 11, 13: diventa più difficile anche prendere i punti di riferimento per impostare la frenata.
L’effetto “montagne russe” è evidente anche a livello fisico. “Uscendo da alcuni settori puoi sentire il tuo stomaco “smuoversi” a causa dei cambiamenti alla pendenza” ha detto Daniel Ricciardo alla vigilia del gran premio. “Nei primi giri, avevo nello stomaco la stessa sensazione che hai quando sali sulle montagne russe” spiegava l’anno scorso Pierre Gasly.
E’ una sensazione che abbiamo provato tutti, anche prendendo un dosso in auto. Il cosiddetto vuoto allo stomaco è un effetto della variazione di percezione della forza di gravità. Se il cambio di pendenza è combinato con un’accelerazione veloce, si passa dall’essere schiacciati sul sedile in salita al sentirsi attirati verso l’alto in discesa, come improvvisamente senza peso.
Evidentemente, un simile effetto sperimentato più volte, come capita ai piloti in qualifica e soprattutto in gara, lascia strascichi sul fisico dei piloti, per quanto allenati a sopportare le sollecitazioni e le forze in gioco nel corso di un gran premio in più. A Portimao, per vincere, ci vuole davvero un fisico bestiale.
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