Nemmeno i tuoi dati sono più…tuoi! Lo dicono alcuni esperti, dovresti preoccuparti sul serio.
Negli ultimi anni, il panorama automobilistico ha subito una profonda trasformazione grazie all’introduzione delle auto connesse. Quasi un’auto su due in Italia è equipaggiata con tecnologie che permettono la connessione a internet, rendendo questi veicoli simili a veri e propri computer in movimento. Ogni giorno, queste vetture generano un’enorme quantità di dati, che spaziano dalla posizione geografica alle abitudini di guida, fino ai parametri diagnostici e, in alcuni casi, anche a dati biometrici.

La crescente diffusione di queste tecnologie ha sollevato interrogativi cruciali riguardo alla proprietà e alla gestione di tali informazioni. Chi possiede realmente i dati generati da un veicolo? Questa domanda è stata al centro di un recente incontro tenutosi a Milano, organizzato dall’Automobil Club Milano, dove esperti del settore hanno discusso le implicazioni legali e etiche legate all’era delle auto connesse.
Il professor Enrico Al Mureden, docente di diritto civile all’Università di Bologna, ha evidenziato come i veicoli connessi, che in Italia superano i 18 milioni, possano fornire dati preziosi per migliorare i servizi di mobilità, la sicurezza stradale e l’efficienza del traffico. Tuttavia, esiste una sottile linea di demarcazione tra i dati utili per l’ottimizzazione dei servizi e quelli che riguardano la privacy individuale dell’utente. Le case automobilistiche, infatti, spesso rivendicano il controllo su queste informazioni, sostenendo che poiché i dati sono prodotti dal veicolo, esse ne detengono la proprietà.
Le incertezze sulla protezione dei dati personali
Questa situazione ha generato una serie di incertezze legate alla protezione dei dati personali. Nonostante l’Unione Europea abbia implementato normative per garantire la trasparenza nella gestione delle informazioni, permangono dubbi riguardo al consenso informato richiesto agli utenti, a volte “estorto” tramite una lunga serie di cavilli, il rischio di attacchi informatici e violazioni e, in questo malaugurato caso, su chi ricade la responsabilità legale. Inoltre, la profilazione commerciale degli utenti è una cosa che ormai avviene quasi di default quando consegnamo i nostri dati a terzi.
Il professor Al Mureden ha sottolineato la necessità di un chiarimento giuridico sulla questione della proprietà dei dati. È fondamentale stabilire se i dati debbano appartenere alle case automobilistiche, agli utenti o ai fornitori di servizi. Una delle proposte avanzate dal docente è l’adozione di modelli di gestione condivisa, dove tutti gli attori coinvolti abbiano diritti chiaramente definiti e garantiti.

In un contesto in cui i dati non si inseriscono facilmente nelle tradizionali categorie di proprietà, diventa cruciale sviluppare un’interpretazione giuridica innovativa che possa integrare diverse discipline. Solo così si potrà garantire un equilibrio tra le esigenze del mercato e i diritti della persona. Le nuove tecnologie offrono opportunità senza precedenti, ma è essenziale affrontare le sfide legate alla sicurezza e alla privacy.
Un altro aspetto rilevante è la questione della condivisione dei dati con le autorità pubbliche e le forze dell’ordine. In un’epoca in cui la sicurezza stradale è in cima all’agenda politica, è fondamentale trovare un compromesso tra la necessità di garantire l’ordine pubblico e il rispetto della privacy individuale. La trasparenza nell’uso dei dati è quindi fondamentale per costruire un rapporto di fiducia tra automobilisti, case automobilistiche e istituzioni.
Per queste ragioni è importante considerare l’impatto sociale di queste tecnologie. La raccolta e l’analisi dei dati possono portare a un miglioramento significativo della mobilità e della sicurezza stradale, ma è essenziale che gli utenti siano consapevoli e informati sulle modalità di raccolta e utilizzo delle loro informazioni. La formazione e l’educazione degli automobilisti riguardo a questi temi possono contribuire a creare un ecosistema più sicuro e rispettoso della privacy.