Dai dazi alle minacce, Trump non si ferma. Ecco cosa ha promesso ai partner commerciali che non si adeguano.
L’arrivo, o meglio, il ritorno alla Casa Bianca del Presidente Donald Trump ha segnato una serie di stravolgimenti che forse alcuni economisti si aspettavano anche ma che certamente, stanno assumendo una dimensione mai vista prima nel campo economico e della politica estera; la politica estremamente aggressiva in campo di dazi, tasse e rincari sui beni importati negli USA sta creando tensioni che non si vedevano da decenni con Cina ed Europa.

Il tira e molla tra i colossi più importanti del pianeta dal punto di vista politico si protrae da un paio di mesi e, come è sempre successo in questi casi, mentre i ricchi tirano semplicemente la cinghia, i più poveri perdono soldi e seguono atterriti lo svolgersi degli eventi. Una distensione tra le parti potrebbe sicuramente far riprendere i mercati e dare un po’ di sollievo al portafoglio di milioni di americani, cinesi ed europei. Ma non sembra che accadrà presto.
Le ultime dichiarazioni shock del Presidente infatti lasciano pensare che la guerra commerciale sia destinata ad andare avanti almeno per qualche altro mese. O perlomeno questo emerge da quando ha affermato Trump che, nelle ultime ore, ha affidato alla stampa il suo messaggio durissimo in campo economico. Ecco perché suona come una “minaccia”.
Trump shoccante: “Pronti a massacrarli”
La strategia protezionista di Trump si basa sul principio del bastone e della carota, dove il bastone sono sanzioni e dazi per chi importa auto o componenti dall’estero e la carota, vantaggi di vario genere per chi produce le proprie auto sul territorio americano e soprattutto, usa almeno l’85% di componenti per auto americane. Diversi marchi sono già pronti a sottostare a questo “ricatto” per non perdere un mercato decisamente numeroso, con milioni di clienti.

La Presidenza Trump ha studiato un sistema per premiare chi usa per la maggior parte componenti americani: in poche parole, è prevista una compensazione della somma sull’importazione del 3,75% per le auto prodotte con l’85% almeno di parti americane tra il 2025 ed il 2026. La compensazione andrà a scendere, dando di fatto due anni ai costruttori sul suolo americano per adeguarsi, prima che debbano fare i conti con i dazi senza altra scelta.
Una strategia che Trump ha spiegato così, a parole sue: “Gli stiamo dando un po’ di tempo prima di massacrarli, se non faranno i bravi”. Un secondo ordine esecutivo invece, sempre del Presidente, ammorbidisce un po’ la situazione: anche chi non si adeguerà non pagherà dazi cumulativi, pagando “solo” il 25% sul prodotto completo invece che, ad esempio, un 25% su ogni elemento facente parte del prodotto finale come l’alluminio per le auto e così via. Una situazione che resta tesa e che preoccupa un po’ tutti, specialmente l’Europa.