Una sanzione da record e una storia da brividi. Potevi esserci tu al suo posto.
Nel cuore del Piemonte si è registrato un caso clamoroso legato all’uso degli autovelox, che ha sollevato nuovamente il dibattito sull’effettiva trasparenza e correttezza nell’applicazione delle sanzioni per eccesso di velocità. Un lavoratore della provincia di Asti si è trovato a dover affrontare una multa complessiva mai vista prima, pari a 28.000 euro, accumulata in soli sei mesi.

L’episodio riguarda un automobilista residente in provincia di Asti che percorreva quotidianamente una strada provinciale nella frazione di Bazzana di Mombaruzzo, in provincia di Alessandria, per raggiungere il suo posto di lavoro a Tortona. Nel corso del 2021, l’uomo ha ricevuto numerose multe per superamento del limite di velocità di 70 km/h, sanzioni che inizialmente risultavano di lieve entità. Tuttavia, con il passare del tempo, la situazione è precipitata: nel dicembre 2024 ha ricevuto una richiesta di pagamento per oltre 28.000 euro, relativa a centinaia di infrazioni rilevate da un autovelox posizionato in modo discutibile.
L’apparecchio era installato su un lampione, nascosto dietro una curva e una siepe di circa tre metri di altezza, rendendo praticamente invisibile la sua presenza agli automobilisti. Questa collocazione ha impedito al conducente di notare la segnaletica preventiva prevista dalla legge, provocando una valanga di multe che ha messo in seria difficoltà un lavoratore con uno stipendio mensile di circa 1.100 euro.
Normativa e giurisprudenza sugli autovelox
La normativa italiana, in particolare il Codice della Strada, stabilisce che ogni dispositivo per il controllo della velocità debba essere chiaramente segnalato con cartelli ben visibili e posizionati a distanza adeguata. L’obiettivo è duplice: garantire la sicurezza stradale e assicurare che le sanzioni non si trasformino in un mero strumento per “fare cassa”.
Gli articoli di riferimento impongono che:
- l’autovelox sia segnalato con cartelli posizionati con congruo anticipo;
- l’installazione sia autorizzata dalla Prefettura, soprattutto sulle strade extraurbane;
- il dispositivo sia visibile, senza ostacoli come siepi, muri o veicoli parcheggiati.
Una recentissima sentenza del giudice di pace ha ribadito che in assenza di una chiara e preventiva segnalazione, soprattutto se l’autovelox è occultato da elementi naturali o artificiali, la multa può essere annullata per illegittimità. Questo principio interessa sia gli autovelox fissi che quelli mobili, spesso montati su veicoli civetta o su treppiedi temporanei.

Gli automobilisti che ritengono di essere stati sanzionati da un autovelox nascosto hanno la possibilità di contestare la multa, verificando alcuni requisiti fondamentali:
- la presenza e la correttezza della segnaletica preventiva;
- la visibilità dell’apparecchio, documentabile con fotografie o video;
- l’autorizzazione prefettizia per l’installazione;
- la corretta indicazione dell’omologazione del dispositivo e la presenza o meno di personale durante il rilevamento.
Il ricorso può essere presentato entro 30 giorni al Giudice di Pace o entro 60 giorni al Prefetto dalla notifica della sanzione. L’importanza di conoscere i propri diritti e di raccogliere prove concrete può fare la differenza tra il pagamento di una multa e la sua possibile cancellazione.
Nel caso piemontese, l’automobilista ha deciso di affidarsi a un legale per affrontare la questione e cercare un’eventuale annullamento o riduzione del debito, in un contesto che ha riacceso le discussioni sull’uso corretto e trasparente degli autovelox in Italia.