Comprare un’auto? Sempre più difficile, la situazione peggiora e rischiamo di non farcela.
Il mercato automobilistico europeo sta attraversando una fase di profonda crisi, con un aumento vertiginoso dei prezzi che ha reso l’acquisto di un’auto nuova un lusso sempre meno accessibile per molte famiglie. Secondo il report Global Automotive Outlook 2025 di Alixpartners, tra il 2019 e il 2024 i prezzi delle automobili più vendute in Europa sono cresciuti fino al 70%, mentre gli stipendi medi sono aumentati solo del 12%. Questo squilibrio sta provocando un rallentamento del settore e mette a rischio la produzione industriale.

Negli ultimi cinque anni, il costo delle vetture più diffuse in Europa ha subito un’impennata senza precedenti. L’incremento dei prezzi varia tra il 40% e il 70%, un dato che supera di gran lunga la crescita salariale media del 12% nello stesso arco temporale. In Italia, un esempio emblematico è rappresentato dalla Fiat Panda, il cui prezzo è aumentato tra il 35% e il 40%, mentre i salari reali italiani sono diminuiti del 10,5%.
Questa combinazione di fattori rende l’auto nuova sempre meno accessibile per la maggior parte delle famiglie, contribuendo così a una frenata significativa del mercato. La difficoltà nell’acquisto di una vettura si riflette anche nelle immatricolazioni: secondo Alixpartners, nel 2025 in Italia si prevedono circa 1,8 milioni di nuove immatricolazioni, un calo evidente rispetto ai 2,1 milioni del 2019.
Mercato auto, non si salvano nemmeno le entry level
Un elemento chiave di questa trasformazione riguarda la composizione del mercato automobilistico. Le auto compatte ed economiche, appartenenti ai segmenti A e B, sono quelle maggiormente penalizzate. Oggi scegliere una city car elettrica o ibrida comporta una spesa superiore del 50% rispetto a una versione a combustione tradizionale.
Di conseguenza, i consumatori si orientano sempre più verso i SUV, che rappresentano oltre il 50% delle immatricolazioni in Italia e si prevede possano raggiungere il 56% entro il 2030. Questo spostamento verso modelli di fascia alta è vantaggioso per le case automobilistiche, poiché i SUV garantiscono margini di profitto più elevati e attirano acquirenti con maggiore capacità di spesa, meno sensibili agli aumenti dei prezzi.

L’abbandono delle auto compatte e accessibili ha provocato un indebolimento della domanda complessiva, causando un eccesso di capacità produttiva nell’industria automobilistica europea. Gli stabilimenti europei potrebbero produrre fino a 28 milioni di veicoli all’anno, ma nel 2025 si prevede che ne saranno realizzati poco più della metà, lasciando inutilizzate quasi la metà delle linee di montaggio.
La situazione italiana è particolarmente critica: Stellantis dispone di una capacità produttiva teorica di 1,5 milioni di unità annue, ma nel 2025 ne realizzerà solo un terzo. Se questa tendenza dovesse proseguire, il rischio di licenziamenti e crisi occupazionali nel settore diventerebbe molto concreto. L’industria automobilistica europea impiega infatti circa 6,6 milioni di persone, e un ridimensionamento potrebbe avere pesanti ripercussioni sull’economia e sull’occupazione del continente.