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Formula 1

Formula 1, gli organizzatori dei GP contro la federazione: la richiesta

Formula 1, gli organizzatori dei Gran Premi sono molto preoccupati per quello che sarà il futuro ed hanno fatto una precisa richiesta alla Liberty Media

Il coronavirus sta mettendo in ginocchio il mondo anche e soprattutto a livello economico. Quasi nessuno dei settori è risparmiato, a qualsiasi livello. Tra questi c’è anche la Formula 1. Infatti, il lungo periodo senza Gran Premi mette in difficoltà sia i team che gli organizzatori delle gare che non sanno quando si potrà ripartire. Secondo quanto riferito dall’Independent, diversi promotori sono preoccupati per la situazione e chiedono un intervento della Liberty Media (proprietaria della F1).

Formula 1, gli organizzatori chiedono aiuto alla Liberty Media

Tra le richieste principali degli organizzatori c’è la riduzione delle commissioni da pagare per le gare. “Devono essere disposti ad accettare tariffe più basse se vogliono che i loro organizzatori siano in buona salute”, affermano alcuni.

Inoltre in molti hanno affrontato spese in anticipo contando sulle entrate dei biglietti che ora mancano e sui quali difficilmente si potrà contare.

Arif Rahimov, organizzatore del GP d’Azerbaigian, ha evidenziato un altro problema: “I biglietti per gare ad esempio potrebbero essere messi in vendita per periodi di tempo più brevi. Alcuni promotori iniziano le vendite per la gara dell’anno successivo immediatamente dopo il proprio evento. Ciò significa che durante questo periodo di incertezza perdono 3-6 mesi di vendite”. 

Ancora, c’è la paura di andare incontro in futuro ad un Melbourne bis. Cioè, andare con la volontà di gareggiare salvo l’annullamento all’ultimo dell’evento. Molti organizzatori, qualora si presentasse questo scenario, potrebbero tracollare economicamente: “I rimborsi dei biglietti sono ciò che ci ucciderebbe. Noi prendiamo i soldi dai fan e li utilizziamo per comprare le tribune che bisogna costruire per gli spettatori. Se la gara venisse annullata all’improvviso, le tribune sarebbero già lì e noi dovremmo dare i rimborsi. Saremmo fregati”.

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Mattia Di Gennaro

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