La Trabant, la storia dell’auto che illuminò la caduta del muro di Berlino

La Trabant, auto prodotta in Germania Est al di là del muro, è il simbolo di un momento storico. Se è vero che la storia cataloga la caduta del muro di Berlino nella notte del 9 novembre 1989, l’estate del 1990, e dunque esattamente trent’anni fa, questa piccola utilitaria è stata emblematica nel processo di riunificazione delle due Germania e nella definitiva caduta del blocco sovietico.

Trabant
Alcune Trabant schierate in occasione del tradizionale raduno annuale denominato “Safari” (Getty Images)

Nel corso di quell’estate successero eventi epocali alcuni dei quali lasciarono un’impronta indelebile nell’immaginario collettivo non solo dei tedeschi.

Con la Trabant verso l’occidente e la libertà

Nel luglio del 1990 la spianata di fronte alla Porta di Brandeburgo ospitò uno dei più grandi concerti del mondo: il bassista dei Pink Floyd Roger Waters, insieme a numerosi artisti di spicco internazionale come Van Morrison, Bryan Adams, Thomas Dolby, Cyndi Lauper, Joni Mitchell, Sinead O’Connor e gli Scorpion, eseguì una indimenticabile versione dal vivo del suo capolavoro “The Wall”. Gli organizzatori si aspettavano non più di 250mila persone. Ne arrivavano più del triplo anche se, come sempre, le fonti di polizia, preoccupate dalle possibili tensioni sociali che erano ancora piuttosto forti tra l’ex blocco sovietico e la nuova realtà tedesca, parlarono di 300mila spettatori al massimo.

Il muro era già stato abbattuto e la popolazione della Germania Est era festosamente esodata dall’altra parte di Berlino per vivere con pochi spiccioli la sua libertà: un panino e una coca cola, mangiati sul cofano della loro Trabant.

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Una Trabant protagonista di un murales su quello che resta del vecchio muro (Getty Images)

L’Europa osserva un momento storico irripetibile

In realtà, in quei due giorni, ci furono almeno 2 milioni di persone che arrivarono a Berlino solo per il gusto di esserci, ma per essere testimoni di un cambiamento epocale: era il 21 luglio 1990. La Germania Est, che ancora esisteva sotto un aspetto amministrativo e politico, sarebbe scomparsa di lì a qualche mese ma i segni del dominio sovietico c’erano tutti. Un’architettura pesante, ingombrante, addirittura opprimente. Ma soprattutto un’auto che e diventata il simbolo stesso del proletariato tedesco, la Trabant.

Costruita per durare nel tempo, costare pochissimo ed essere riparata con quattro soldi da chiunque fosse in grado di tenere in mano una chiave inglese, l’auto della DDR era probabilmente una delle vetture stilisticamente più brutte mai realizzata. Ma eterna. Ancora oggi ci sono numerosi i collezionisti che mantengono in vita la loro Trabant reduce da 35-40 anni di esistenza e non meno di 250mila km di strade infami e fangose.

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Una Trabant in abbandono (ma in vendita) presso uno sfasciacarrozze di Potsdam (Getty Images)

Trabant, non un’auto ma un simbolo

Oggi è considerata un pezzo da museo, il simbolo di uno studio sociale, o persino un oggetto artistico. Ma di fatto fu la macchina con cui la Germania Est rimase in piedi dopo il conflitto mondiale, la risposta proletaria e comunista alla Volkswagen.

Nata nel 1957, la macchina fu prodotta negli stabilimenti AZW della Zwickau in quasi quattro milioni di esemplari fino al 1990 quando la fabbrica di fatto chiuse perché il progetto stesso di un’auto del genere in una Germania ormai unificata non aveva più ragione di essere. Quattro i modelli: il primo era alimentato da un motore 500 a due tempi. La versione più potente, se così possiamo dire, era un 600 cc da 23 cavalli appena. La macchina più spartana mai vista.

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Foto del 1989 immediatamente precedenti alla caduta, Trabant parcheggiate sotto il muro (Getty Images)

L’auto confezionata con gli stracci

La carrozzeria era realizzata con una resina composta estremamente economica, la Duroplast, una sorta di lega in fibra di vetro e residui di lana e cotone. Per questo le Trabant venivano definite “le auto di stracci”. Perché in un paese che non buttava niente i vecchi stracci venivano raccolti, riciclati, portati al macero e destinati alla realizzazione di nuovi composti di Duroplast.

Al momento le Trabant ancora in circolazione sono non più di 1500 tra la vecchia Germania Est, la Moldavia e la Romania. Ma anche questa piccola utilitaria proletaria ebbe il suo grande momento di gloria internazionale quando gli U2 nel loro leggendario  Zoo Tv Tour, tour mondiale che durò oltre due anni, dedicarono gran parte del loro gigantesco palco proprio alla Trabant. Undici macchine che penzolavano dal tetto sopra il palco e lo illuminavano. Nella logica scenografica del pensiero di Bono Vox la Trabant era l’auto del popolo che faceva luce sul nuovo consumismo.

Nata per viaggiare con qualsiasi clima e in qualunque condizione, alimentata con benzina sporca, povera e a volte persino allungata con glicerina, olio o paraffina, la Trabant resta un oggetto di culto per chi ha seguito un’epoca storica che è completamente cambiata in pochissimo tempo. La rivista Time l’ha inserita nella classifica delle dieci auto più brutte di sempre.

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