Ferrari verso il GP 1000, storia del Cavallino in F1: gli anni Cinquanta

Per celebrare il GP numero 1000 della Ferrari in Formula 1, ripercorriamo tutta la storia del Cavallino nel circus. Iniziamo con i primi successi degli anni Cinquanta

Ferrari verso il GP 1000, storia del Cavallino in F1: gli anni Cinquanta
Ferrari verso il GP 1000, storia del Cavallino in F1: gli anni Cinquanta

La Ferrari festeggia il gran premio numero 1000 della sua storia. Una storia che merita di essere rivissuta. Decennio per decennio, rivivremo i grandi protagonisti, le vittorie, i momenti più indimenticabili del Cavallino in Formula 1. Il viaggio dell’unica scuderia presente in tutte le edizioni del Mondiale inizia nel 1950.

La Scuderia Ferrari debutta in Formula 1 il 21 maggio 1950. Saltato il primo gran premio del primo mondiale a Silverstone per un disaccordo sugli ingaggi, il Cavallino si presenta nel Principato con tre 125 F1 sovralimentate.

E’ il primo duello nel Mondiale, ma non il primo nelle corse, fra Juan Manuel Fangio e Alberto Ascari. Fangio, l’uomo che domava le macchine, sempre mai al limite e mai un passo oltre, era il simbolo dell’Alfa Romeo. Ascari, serio e preparato improvvisatore, strizzava l’occhio alle donne anche in curva. Morirà a Monza, di giorno 26 in una curva a sinistra come suo padre, forse il miglior pilota degli anni Venti.

Ferrari elabora tre evoluzioni della macchina nella prima stagione. Arrivano la 275 F1, con motore 3.300cc, la 340 F1 da 4.100cc e infine la 375 F1 da 4.500cc, con motore aspirato e telaio composto da due longheroni collegati da traverse. Entrambe, al posteriore, adottano lo schema di sospensioni posteriori De Dion con molleggio indipendente sulle due ruote.

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Ferrari, di Gonzalez la prima vittoria in F1

Ferrari, di Gonzalez la prima vittoria in F1
Ferrari, di Gonzalez la prima vittoria in F1

La sfida tecnica e progettuale con l’Alfa Romeo è insieme stimolante e dolorosa per il Drake, Enzo Ferrari, che dell’Alfa è stato collaudatore, pilota e responsabile del reparto corse. Coaì, quando l’argentino José Froilàn Gonzalez firma il primo successo in Formula 1 per il Cavallino, il 14 luglio 1951, Ferrari piange. Piange di gioia e di dolore insieme, scrive nel libro Ferrari 80: “quel giorno pensai Ho ucciso mia madre”.

L’argentino completa i novanta giri del circuito in 2 ore, 42 minuti e 18 secondi, con 50 secondi di margine sugli avversari. Lo chiamano il Cabezòn, guida con i gomiti larghi in quelle prime auto dal telaio a ogiva che lasciavano senza protezioni testa e spalla dei piloti. L’altro suo soprannome, poco originale magari, è di “Toro della Pampa”, perché non molla mai e questo piace al Drake.

Non sono anni facili per la Formula 1. Nel 1952, abbandonano Alfa Romeo e gli inglesi della BRM. La FIA decide di disputare il campionato con le auto da Formula 2: motori aspirati con 2 litri di cilindrata o compressore da 750cm³. La Ferrari, che quell’anno per la prima e unica volta partecipa alla 500 Miglia di Indianapolis, sfrutta l’esperienza della produzione per la 166 per costruire il suo vantaggio nel Mondiale. Per la classifica finale, si contano i quattro migliori risultati nelle otto gare in calendario.

Ascari, il primo divo italiano

Ascari, il primo divo italiano
Ascari, il primo divo italiano

La stagione di Ascari decolla dopo il GP Belgio. A Spa firma pole, giro veloce e vittoria, piazza due Grand Chelem in Francia e Gran Bretagna, diventa leggenda al Nurburgring. Lungo i 23 chilometri della configurazione originaria di un tracciato senza pari, Ascari conquista il primo Mondiale per la Ferrari e con due gare d’anticipo.

Un anno dopo, al Nurburgring partono in 34, il numero più alto di partecipanti per un GP di F1. Sull’Inferno Verde vince ancora il Rosso. Trionfa Farina, che ottiene il primo e ultimo successo in Ferrari. In testa al Mondiale resta Ascari che è riuscito in maniera quasi miracolosa a non perdere il controllo della sua Ferrari quando gli è saltata la ruota posteriore destra a 200 all’ora.

La festa è rimandata di tre settimane, al GP Svizzera sul circuito di Bremgarten, un grande parco situato alla periferia di Berna: 7,28 chilometri tutti curve, senza un vero rettilineo. Ascari sa che gli basta arrivare quinto. A sette giri dalla fine dopo il ritiro delle due Maserati, è terzo dietro altre due Ferrari di Nino Farina e Mike Hawthorn. Dai box lo invitano con un cartello ad andare piano, Ascari accelera, sorpassa i due compagni di squadra, e trionfa in grande stile. Resta l’ultimo trionfo italiano nel Mondiale piloti.

Il primo decennio della Ferrari in Formula 1 è scandito da prime volte, da gesti indimenticabili e gran premi che non torneranno mai più. Nel 1955, la Scuderia festeggia il primo successo a Montecarlo. Vince Maurice Trintignant, zio dell’attore Jean-Louis, che beneficia anche dei guasti dei rivali. Ma Enzo Ferrari non ha mai voluto parlare di fortuna o di sfortuna. “”La macchina da corsa perfetta” diceva, “si rompe un attimo dopo il traguardo”.

Collins, il regalo a Fangio: fair play da leggenda

Di sfortuna però ha parlato Peter Collins, il britannico che ha regalato a Juan Manuel Fangio il Mondiale 1956 e alla Formula 1 il gesto di fair play più straordinario di sempre. Fangio quell’anno corre per la Ferrari, a Monza gli basta il quinto posto per completare il quinto titolo.

Si corre sulla versione della pista che comprende l’anello da alta velocità. Verso metà gara si rompe il braccetto dello sterzo sulla vettura di Fangio. In un caso simile, all’epoca un pilota può continuare la gara sulla monoposto di un compagno di squadra. La Ferrari chiede a Musso di sacrificarsi, ma l’italiano disobbedisce. Collins rientra ai box, lo vede sul muretto, e scende dalla macchina senza che nessuno gli dica nulla.

Grande amico di Hawthorn, biondo gentleman con un viso da attore, col suo sorriso aperto è convinto di avere tutta la vita davanti. Magari da passare guidando la Ferrari 250GT che il Drake gli ha regalato perché smetta di guidare la “concorrente” Lancia Flaminia. Invece, morirà il 3 agosto 1958.

Il 1958 è un anno tragico e pionieristico, il primo in cui viene introdotto il Mondiale Costruttori. Al GP Francia, sesta prova in calendario, Luigi Musso prova a percorrere in pieno la velocissima Curva di Gueux, ma rotola in un fossato. Muore poche ore dopo in ospedale. Con il romano, scompare l’ultimo dei grandi piloti italiani degli anni Cinquanta. Sul rettilineo finale dell’ultimo giro, Hawthorn rallenta per non doppiare Fangio che ai box annuncia il ritiro dalle corse.

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Ferrari, il trionfo di Hawthorn

Mike Hawthorne al volante della Ferrari
Mike Hawthorne al volante della Ferrari

Hawthorn, con la Ferrari 246 dotata del motore 6 cilindri Dino dedicata al figlio del Drake che per primo aveva creduto in quel tipo di propulsore, “è stato un pilota sconcertante per le sue possibilità e per la sua discontinuità. Un giovane capace di risolvere qualunque situazione con un coraggio freddo e calcolato ma incline anche a cadere vittima di paurosi cedimenti” ha scritto Enzo Ferrari nel libro “Piloti, che gente”. Nessun cedimento a Casablanca, di fronte al re del Marocco, per l’ultimo gran premio della stagione. Arriva secondo dietro Stirling Moss e per un punto è campione del mondo.

Il decennio si chiude con una Ferrari sconfitta nel duello con le Brabham. La 256 F1 ha un motore V6 da 2474,5 cm3 di cilindrata e una potenza di 292 cavalli. E’ la monoposto migliore nei circuiti veloci come l’improbabile AVUS, dove i politici tedeschi hanno deciso di far correre il GP Germania, spostato dal Nurburgring.

E’ un tratto di autostrada a pagamento con due sole curve: la sud creata attraverso un varco nello spartitraffico, e la nord, la parabolica più inclinata nella storia delle corse, 43,6 gradi. Nel 1959 qui si corre per l’ultima volta, e la Ferrari piazza la tripletta: nell’ordine arrivano Tony Brooks, uno dei piloti più forti a non aver mai vinto il Mondiale, Dan Gurney e Phil Hill, che il titolo lo vincerà in Ferrari nel 1961.

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