Sciopero Benzinai a metà dicembre: data e motivazioni della protesta

Indetto lo sciopero Benzinai dal 14 al 17 dicembre su tutto il territorio nazionale per esprimere il malcontento della categoria nei confronti del governo.

sciopero Benzinai
Rifornimento carburante (Foto: Getty Images)

Ormai da mesi l’Italia è alle prese con le misure restrittive introdotte per fermare il dilagare dei contagi da Coronavirus. In questo periodo sono state diverse le attività che sono state costrette a fermarsi in attesa che la situazione di emergenza sanitaria potesse migliorare, ma tra queste categorie non sono rientrate i benzinai, ritenuti indispensabili per chi avesse la necessità di fare rifornimento nei propri spostamenti, anche se ridotti.

Le organizzazioni a loro sostegno, Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc/Anisa Confcommercio, hanno però deciso di fermarsi nei prossimi giorni per sottolineare in maniera chiara le difficoltà che da tempo vive il loro settore. Lo stop sarà in vigore su tutta la rete italiana, autostrade comprese, dalla sera di lunedì 14 dicembre fino alla mattina di giovedì 17.

prezzi carburanti
Distributore benzina (Foto: Pixabay)

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Sciopero Benzinai per tre giorni: cosa li spinge a fermarsi

Cosa abbia spinto i benzinai a interrompere la loro attività proprio ora che ci avviciniamo alle festività natalizie è stato indicato in una nota ufficiale. “Il Governo ha emanato in questo periodo diversi Decreti Ristori, pensati per dare un sostegno economico a chi durante questo nuovo lockdown non ha potuto prestare servizio. Nonostante le nostre richieste, non c’è stato alcun intento collaborativo da parte dell’esecutivo”.

Gli incentivi economici hanno infatti finora riguardato soprattutto quei settori che non hanno potuto per nulla lavorare. Gli addetti ai distributori, invece, sono comunque sempre rimasti attivi anche se, inevitabilmente, con guadagni ridotti in virtù degli spostamenti ridotti di molti italiani.

L’astensione dal servizio è stata così decisa per esprimere in maniera chiara l’insoddisfazione che respirano da tempo gli addetti del settore. “Noi rientriamo tra le attività che sono considerate servizio pubblico essenziale – si legge ancora nella nota -. Come tali, anche in caso di lockdown, siamo chiamati a dover lavorare. Le persone, infatti, continuano a spostarsi, compreso chi effettua il trasporto delle merci. Ma ci sono due misure introdotte dall’esecutivo che hanno influito notevolmente con il calo drastico dei nostri guadagni: lo stop di alcuni settori e il coprifuoco notturno. A risentirne in maniera evidente è quindi il nostro fatturato. Portare avanti la nostra attività richiede però anche costi fissi tutt’altro che indifferenti, che non sono diminuiti nemmeno in questa fase. Le chiusure rendono però difficile poter acquistare la fornitura e dare quindi un servizio all’altezza”.

Questa situazione può quindi comportare conseguenze che non devono essere sottovalutare: “I distributori più piccoli, senza un sostegno adeguato, potrebbero quindi andare incontro al fallmento se non dovesse esserci alcun provvedimento in grado di evitarlo. Il nostro settore merita invece attenzione, non solo per il ruolo cruciale che svolge, ma anche perché da lavoro a quasi 100.000 persone – conclude il comunicato firmato dalle assciazioni di categoria.

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