Vespa, un modello “rivoluzionario”: c’era una novità assoluta

Negli anni Ottanta, la Piaggio lanciò sul mercato una Vespa “rivoluzionaria” sotto vari aspetti, tra cui una novità assoluta.

Da oltre 75 anni la Vespa è uno dei simboli dell’Italia nel mondo, grazie alle abilità della Piaggio di dare forma ad uno scooter elegante e all’avanguardia, rinnovandosi di volta in volta senza quasi mai tradirne l’identità.

Vespa Piaggio
(Ansa Foto)

Il suo design è senz’altro uno degli aspetti che ha contribuito maggiormente all’enorme successo della Vespa, riscontrato sin dal suo primo debutto nell’ormai lontano 1946. Tuttavia, può sempre capitare di subire una battuta d’arresto, e anche la storia trionfante dell’iconico modello Piaggio non ha fatto eccezione.

In particolare, nel 1988, la Casa di Pontedera introdusse sul mercato un modello che, sebbene presentasse varie innovazioni, non rispettò le aspettative alla vigilia in termini di vendite.

Vespa Cosa: successo a metà

Vespa Cosa
Una Vespa Cosa (Screen Youtube)

Si trattava della Vespa Cosa, che si presentava con un design più moderno e con alcuni aggiornamenti tecnici di primissimo livello. In particolare, la parte meccanica prevedeva nuove sospensioni e un nuovo impianto frenante integrale, oltre al fatto che era uno degli scooter più veloci tra quelli in commercio all’epoca.

E furono proprio quest’ultime le sue caratteristiche ad essere più apprezzate dagli appassionati. Ciò che deluse, invece, furono principalmente le sue linee, rese più spigolose per ammodernare la celebre linea PX, e, in un certo senso, anche il nome.

Inizialmente, al progetto fu dato il nome di Vespa R, dove R stava per “Rinnovata”. Tuttavia, al momento della produzione, il modello fu ribattezzato Cosa proprio per proporre ai clienti un qualcosa di inedito. Ma questa rottura abbastanza decisa rispetto al passato si tramutò in uno scarso successo sul mercato.

Tra le altre caratteristiche, il motore era il solito monocilindrico a due tempi Piaggio, proposto nelle versioni 125, 150 e 200 cc. Quest’ultimo, poi, consentiva allo scooter di raggiungere i 100 km/h.

Questa inversione di rotta non fu quindi accettata dai “vespisti” che preferivano il tipico design inconfondibile del modello. Però, ad ogni modo, la Cosa rimane un autentico pezzo di storia della Vespa e della stessa Piaggio, che comunque seppe riprendersi in breve tempo rilanciando in quegli stessi anni la PX sotto forme ben più tradizionali.

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