Distributori di carburante, settore in crisi: i numeri di marzo e aprile

Tra i settori che più hanno subito le conseguenze del lockdown, ci sono sicuramente i distributori di carburante. I numeri della crisi

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Il settore dei distributori di carburante è in crisi (Getty Images)

Gli ultimi due mesi, a livello economico, sono stati tra i più duri del passato recente per tantissime categorie. L’emergenza Coronavirus ha costretto decine di attività a chiudere, mentre altre hanno dovuto continuare a lavorare, pur vedendo i propri introiti calare a picco. In questa seconda categoria, rientrano senza dubbio i distributori di carburante.

Ritenuti dal Governo italiano come attività essenziale, non hanno potuto chiudere nei mesi di marzo e aprile. Col blocco della circolazione, la clientela si è ridotta al minimo, registrando incassi giornalieri pari o poco superiori ai 10 euro.

I dati parlano chiaro, il settore è uno tra i più in crisi. Facendo un rapido confronto con i numeri del 2019 è possibile notare come, secondo i dati riportati dall’Unione Petrolifera, a marzo si sia registrato un calo del 52% nella distribuzione di benzina e del 41% per quanto concerne il gasolio. I numeri di aprile si prospettano persino peggiori, con cali del 75% per la benzina e del 60% per il gasolio.

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Crisi distributori carburante: gli aggiornamenti

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Nonostante il lockdown, i distributori di carburante hanno continuato a lavorare negli scorsi mesi (Foto: Getty)

Già durante lo scorso mese, le varie associazioni di benzinai si erano rivolte direttamente allo Stato, per chiedere aiuti in una fase così critica. Dopo varie promesse, alla fine il Governo non ha effettivamente aiutato queste attività. Motivo per cui, lo scorso 22 aprile, si è deciso di inviare una seconda lettera con una lista delle oltre 200 micro-attività operanti in autostrada che hanno dovuto interrompere la distribuzione per mancanza di fondi.

In un contesto già così difficile, ci si aggiunge anche la questione relativa al trading e alle quotazioni del petrolio. Per la prima volta nella storia, si parla di crolli in negativo. Solitamente, quando un trader che specula sui derivati vede scadere il suo contratto, lo vende a un compratore reale. Ma, questa volta, i compratori non c’erano. I trader sono così stati costretti a pagare qualcuno per prendere il petrolio.

Questa tipologia di situazione rischia di verificarsi anche per il mese di giugno. I prezzi del petrolio sono troppo bassi, si parla di 30-40 dollari in meno al barile rispetto al solito. Il rapporto tra la domanda e la capacità dei produttori di compensarla è decisamente sballata, con la prima molto più bassa rispetto alle capacità dei produttori di distribuire carburante.

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