Fiat Panda, produzione bloccata: le cause dello stop e la possibile ripresa

Non ci sono ancora date per la ripartenza della produzione della Fiat Panda, inizialmente prevista per l’8 giugno: la situazione generale del mercato dell’auto resta preoccupante.

Fiat Panda
Foto: Getty Images

Ormai da tempo Fiat Panda è la city car più venduta in Italia, apprezzata non solo per le dimensioni compatte che la rendono una delle migliori per districarsi nel traffico cittadino, ma anche per avere un prezzo considerato abbordabile rispetto alle altre proposte della concorrenza. Nonostante un riscontro positivo che dura ormai da qualche tempo, anche qui la crisi si fa sentire: le settimane di lockdown a cui siamo stati sottoposti per ridurre la portata del contagio hanno infatti provocato una modifica nelle priorità di molti, oltre ad avere ridotto la capacità di acquisto. E questo sta spingendo anche una realtà come FCA a compiere scelte drastiche e inaspettate fino a qualche tempo fa.

La produzione nello stabilimento di Pomigliano, infatti, avrebbe dovuto ripartire la prossima settimana, lunedì 8 giugno, ma il programma ora è stato cambiato. Quello che fa maggiormente preoccupare è proprio non poter contare al momento su una data per la ripresa.

Fiat Panda, auto più venduta
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Fiat Panda – Produzione ferma: quali prospettive?

Il mercato italiano dell’auto, nonostante qualche timido segnale incoraggiante nelle immatricolazioni registrato a inizio maggio ma frutto comunque di prenotazioni precedenti, non accenna a ripartire. Le misure adottate dal governo non permettono a molte famiglie di guardare con maggiore serenità al futuro e questo spinge a valutare con oculatezza ogni spesa, compresa quella relativa all’acquisto di una nuova vettura.

I sindacati non possono che vigilare sulle decisioni prese da FCA, che ha annunciato in queste ore di non essere pronta a rimettersi al lavoro sulla produzione della Panda. I numeri, ma soprattutto le prospettive che cinvolgono i dipendenti, non possono che generare preoccupazione. Già prima dell’emergenza Coronavirus, infatti, nei primi due mesi dell’anno, si erano registrate “perdite pari al 90%“, è l’allarme lanciato dalle associazioni di categoria. Ora si preferisce quindi attendere i dati parziali di giugno per valutare come poter agire.

La situazione generale non può quindi che causare profonda amarezza: “Abbiamo più volte richiesto di predisporre provvedimenti che possano scuotere il mercato dell’auto, come già è accaduto in Germania e Francia, ma al momento nessuno ha dato seguito a questo appello e ora anche i numeri confermano la gravità del problema” – sono le parole di Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm.

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