Il prestito da 6,3 miliardi a FCA è in dirittura d’arrivo, manca solo un decreto del ministero dell’Economia. SACE, società pubblica che lo garantisce all’80%, ha imposto alcune condizioni
Il prestito da 6,3 miliardi di euro per FCA sembra ormai cosa fatta. Manca solo il decreto del ministero dell’Economia per il via libera all’erogazione da parte di Intesa San Paolo. Il prestito è garantito per l’80% dalla Sace, una società pubblica che, scrive Il Sole 24 Ore, avrebbe chiesto e ottenuto una serie di condizioni. L’obiettivo di SACE è chiaro, fare in modo che gli effetti economici dell’operazione ricadano soprattutto sull’Italia. Ma qualche dubbio resta, notano anche il Corriere della Sera e Il Fatto Quotidiano.
Innanzitutto, SACE avrebbe chiesto di non delocalizzare. FCA, rileva Il Fatto, si è impegnata a trattenere in Italia otto progetti industriali su dieci, ma solo di veicoli attuali o di loro eventuali aggiornamenti. Eventuali nuovi modelli potrebbero essere comunque prodotti fuori dall’Italia. Per gli altri due progetti, dei dieci che fanno parte dell’impegno, saranno comunque mantenute in Italia “attività e strutture di progettazione”.
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Tra le condizioni, SACE ha richiesto investimenti in Italia per 5,2 miliardi, compresi 200 milioni in più per lo stabilimento di Melfi e il mantenimento della piena occupazione fino al 2023, scrive Corriere Economia. Da quanto risulta al quotidiano di via Solferino, c’è la preclusione al dividendo ordinario del 2020. Nessun vincolo invece, a proposito della fusione con il gruppo francese PSA, finito sotto indagine dell’Antitrust europeo per una possibile eccessiva concentrazione delle quote di mercato nel settore dei veicoli commerciali. Dunque, se la fusione si farà, FCA potrà staccare la cedola straordinaria da 5,5 miliardi, considerata compatibile con le norme del decreto cosiddetto “Crescita Italia”.
I fondi dovrebbero essere così utilizzati: 800 milioni per i costi del personale degli stabilimenti italiani, circa un miliardo per ricerca e sviluppo, 4,5 miliardi per fronteggiare il resto dei pagamenti della filiera. Dunque, anche per pagare i circa 10.000 fornitori, di cui 1.400 stranieri. Per questi ultimi, si parla di un tetto di 1,2 miliardi.
FCA si impegna anche a non cedere i marchi Fiat, Fiat Professional, Maserati, Alfa Romeo, Abarth e Lancia, e la propria quota in Sevel.
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