Zanardi e Schumacher, un abbraccio indimenticabile: il video è da brividi

Alex Zanardi e Michael Schumacher, due campioni e uno stesso destino. Nel 2001, alla cerimonia dei Caschi d’Oro 2001, i due hanno vissuto un momento indimenticabile

Un'immagine recente di Alex Zanardi, protagonista con Michael Schumacher ai Caschi d'Oro 2001
Un’immagine recente di Alex Zanardi, protagonista con Michael Schumacher ai Caschi d’Oro 2001

Doveva essere il giorno di Michael Schumacher, nel pieno del suo periodo rosso. Ma anche il tedesco che stava scrivendo la più recente epoca di gloria fulgida della Ferrari in Formula 1 ha lasciato la scena quando sul palco è arrivato un campione con qualcosa di un più dei successi sportivi da far valere. Alex Zanardi ha rubato la scena al tedesco. Vent’anni dopo, a un anno dal suo incidente in handbike, ha ancora tanto da dire e da insegnare.

La cerimonia dei Caschi d’Oro del 2001, nell’ambito del Motorshow di Bologna, ha così celebrato due leggende dello sport, due uomini capaci in modo diverso di emozionare e appassionare. Schumi, simbolo di efficienza, univa il sacro e il profano nelle domeniche dei ferraristi. dopo ogni sua vittoria, quasi a segnare questa unione di mondi, il parroco di Maranello suonava le campane.

Prima della premiazione nel Centro congressi, Schumacher si è concesso all’abbraccio dei tifosi sulla pista del Motorshow al volante di una Maserati spyder cambio corsa. Un regalo anticipato per i fan, a dieci giorni da Natale. Ma come spesso gli capitava non è di fronte alle grandi folle che l’uomo Michael dava il meglio di sé. Quello era il palcoscenico del pilota Schumacher, che vinceva e faceva sognare. Tradito ogni tanto dalle emozioni dell’uomo Michael, un po’ troppo latino e “caliente” per un perfezionista sette volte campione del mondo in Formula 1.

Diversa la scena di fronte ai 400 selezionati spettatori con tanto di pass in un Centro congressi agghindato come uno stadio. C’è perfino uno striscione con il Cavallino. Schumacher parla al telefono con Jean Alesi, i due si sono scambiati il volante quando il tedesco ha iniziato la sua esperienza in Ferrari. Abbraccia la sorella di Ayrton Senna, Viviane, che ha ritirato il Casco come “pilota del secolo” per il fratello. “Se ci fosse ancora ti farebbe lavorare duramente” gli dice. Poi, succede qualcosa.

Sul palco compare Alex Zanardi. E tutto il resto, Schumacher compreso, scompare. O meglio, finisce in secondo piano.

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Zanardi e Schumacher, il video che commuove il mondo

Schumacher, padrone della scena e del palco in una cerimonia che lo vedeva come festeggiato numero uno, si sfila. Si fa da parte, abbraccia Zanardi che su quel palco non ha coppe o trofei da presentare come bagaglio o da ritirare come premio. Ha solo due protesi, sulle quali si tiene in piedi ancora a fatica. Sono passati appena tre mesi dal drammatico incidente del Lausitzring.

Zanardi entra su una sedia a rotelle e travolge tutti. Coinvolge per passione, per un ottimismo che noi umani possiamo solo immaginare e invidiare, di fronte a una paura così estrema, di fronte a un appuntamento con la morte sfiorato per un pelo.

La standing ovation è densa, viva. Basta solo il video pubblicato su Youtube per percepire chiaramente che non è un applauso di circostanza, non è un applauso formale. E’ sincera commozione, vita che celebra la vita più forte del dolore. E’ omaggio all’uomo capace di guardare a sé stesso e al mondo da una prospettiva facile da ammirare, difficile da imitare. Un uomo che continua a pensare a quello che ha, e a quel che potrà fare, e non a quello che ha perso. Anche se quel che ha perso sono due gambe, con tutto quel che consegue per la sua vita precedente di pilota.

“Ringrazio tutti, tutti quelli che mi hanno sostenuto, che mi hanno scritto email e lettere alle quali non ho potuto rispondere. Non posso ancora camminare, ma questo è un primo passo” scandisce. Schumacher, protagonista di gesti di generosità profondi a telecamere spente, lo abbraccia.

Salta il copione, non esiste più il cerimoniale ormai. La festa prende un’altra piega. Tacciono i presentatori, commossi quanto gli spettatori. E in fondo che parole ci sarebbero da aggiungere. “Sono così emozionato che mi tremano le gambe” dice ancora. E con lui, ridono tutti. “Mi sono spezzato ma non mi piego. E’ una gara dura ma farò di tutto per vincere”.

Ne ha vinte tante, di gare, nella sua nuova vita di campione di handbike arrivato alla cima dell’Olimpo sportivo, l’oro a cinque cerchi, alle Paralimpiadi. Da un anno, Zanardi è ripiombato nella dimensione del dolore, del buio, del silenzio. In un’assenza che lo accosta a quel Michael Schumacher lo abbracciava nel giorno in cui si è alzato di nuovo, come a sfidare il destino, dopo un incidente tragico e quasi fatale.

Hanno affrontato la vita, la morte, la sorte, con lo sguardo dritto e aperto nel futuro. E’ questo che fanno i piloti a trecento all’ora, ad ogni curva, ad ogni gara. ogni volta che abbassano la visiera del casco.

Ma non sapevano, Zanardi e Schumacher, che il pericolo li attendeva dove meno se lo aspettavano, su una pista da sci e su una strada di provincia. Li attendeva in due momenti gioiosi, una giornata in famiglia sulla neve e un’escursione di gruppo tra biciclette e handbike per un’iniziativa di solidarietà.

Due guerrieri con una patria ma senza spada, Schumacher e Zanardi, circondati da un affetto non ancora virato seppia a dispetto dell’assenza. Due campioni stretti dentro un unico abbraccio. Due uomini con due famiglie intorno che insegnano, dopo tante strade e tanti vicoli ciechi, dove guardare e cosa fare per trovare la dignità.

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