Bob Jenkins, la voce di Nascar e Indy al cinema è morto: USA in lutto

Aveva lavorato per quasi tutte le reti più importanti e per tutti i campionati di punti per almeno cinquant’anni, Bob Jenkins era considerato uno dei migliori commentatori del mondo

Indycar
(Getty Images)

“Abbiamo perso la miglior voce e il migliore amico di sempre” dice Roger Penske, titolare dell’omonima scuderia e grande amico personale di Bob Jenkins, commentatore di Indy, Nascar e IMS per oltre cinquant’anni, scomparso dopo una lunga battaglia contro il cancro.

Bob Jenkins, voce dei circuiti americani

Jenkins era per lo sport americano qualcosa di più di un semplice commentatore: era la voce ufficiale del mondo sportivo dei motori, uno dei pochi cui i più grandi piloti di sempre avevano confidato le proprie passioni e i propri segreti per molti anni, un amico di famiglia. Jenkins aveva seguito passo dopo passo la lunga evoluzione delle principali serie americane, raccontandole per raggiungere il grande successo con la Nascar negli anni ’80.

Jenkins aveva 73 anni; nato a Richmond, in Indiana, iniziò a frequentare con suo padre tutte le gare Indy fin da bambino. Orgogliosamente raccontava di avere perso solo due gare dal 1960 al 1969 quando entrò all’università. Una nel 1960 perché aveva il morbillo, e altra nel 1965 perché era in gita scolastica a New York.

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Il commentatore del cinema

Laureato in giornalismo e comunicazione, fu assunto dalla ESPN lavorando per oltre venti anni come commentatore Nascar insieme a Ned Jarrett e Benny Parsons. Creò e condusse le trasmissioni della serie “Thunder” e fu ospite fisso per anni della trasmissione “SpeedWeek” di ESPN.

La sua voce è stata inserita in numerosi film e serie televisive dedicate al mondo dei motori americani ed è stata scelta come voce narrante in numerosi videogiochi: “Days of Thunder” con Tom Cruise e “Talladega Nights” la commedia con Will Ferrell nei panni di Ricky Bobby, una delle maschere più divertenti del mondo Nascar. Numerosi altri prodotti culto degli appassionati, come “Kart Race” o “Indianapolis Evolution” vivono di fatto del suo racconto.

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Tanta solidarietà

Inserito nella Hall of Fame nel 2019 alternò una vita professionale intensissima a una lunga attività di testimonial per motivi benefici. Si ammalò di cancro al colon negli anni ’80, guarì e da quel momento fu un attivista intensissimo nella raccolta di fondi per la ricerca.

Una vita non facile: nel 2012 si ritirò da ogni attività per stare vicino alla moglie, anche lei gravemente malata. Rimasto vedovo continuò a impegnarsi nella sua attività di solidarietà fino a febbraio quando annunciò di essere di nuovo malato. Nascar, Indy e IMS hanno annunciato per le prossime gare alcune cerimonie commemorative.

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