MotoGP, Stoner non ha dubbi: “La cosa peggiore capitata al motociclismo”

Casey Stoner ha lasciato la MotoGP nel 2012: fino ad allora le regole erano diverse e le corse motociclistiche avevano un altro sapore.

Casey Stoner MotoGP
Casey Stoner (Getty Images)

Casey Stoner ha esordito nel Motomondiale nel 2001 con due wild card in sella alla Honda, l’anno dopo partecipa alla sua prima stagione nella classe 125. Dopo un anno nella 250cc conclusa al secondo posto arriva il passaggio in MotoGP, dove milita per sette stagioni conquistando due titoli iridati, uno con Ducati e l’altro con HRC. Erano i tempi d’oro delle sfide con Valentino Rossi, quando le corse avevano un altro sapore e altri regolamenti…

Al campione australiano il merito di aver regalato l’ultimo acuto alla Casa di Borgo Panigale, ma per Casey non fu un anno meraviglioso sotto tutti i punti di vista. “Non mi sono divertito a causa della troppa pressione“, ricorda in un’intervista rilasciata al podcast ‘Last on the Brakes’. “Anche nei migliori week-end non mi sono goduto le vittorie. Più che altro sentivo un senso di sollievo e mi dicevo che era passato“. Non ha mai metabolizzato in pieno l’ambiente del paddock e anche per questo ha deciso di chiudere prematuramente la carriera alla fine del 2012. “Mi mettevo troppa pressione addosso, ero quasi un perfezionista. Ma per fortuna ho imparato a godermi certe emozioni nel corso della mia carriera“.

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Stoner contro la “zona verde”

Bagnaia Miller Stoner
Francesco Bagnaia, Jack Miller e Casey Stoner in festa con la Ducati (Getty Images)

Ritornato a distanza di anni tra i box del Mondiale Casey Stoner si è detto felice di aver ritrovato amici e colleghi di un tempo. Allo stesso ha ritrovato una MotoGP ben diversa rispetto a dieci anni fa. L’elettronica e l’aerodinamica hanno snaturato il vecchio Dna dei prototipi e il regolamento ha reso le gare meno emozionanti. Tra le novità adottate da Dorna e che accolgono le critiche del due volte iridato c’è quella dei nuovi limiti di pista, la cosiddetta zona verde del tracciato.

In passato non esistevano simili vie di fuga e al posto del “green” verniciato c’era l’erba. “Non esiste più un limite della pista e questo non aiuta, perché la gente non ha più paura. Prima tutti dovevano stare attenti, invece adesso anche se ci finisci sopra non succede nulla. Per me la cosa peggiore che poteva capitare al motociclismo – sottolinea Casey Stoner – è avere tutta quella via di fuga in più. Questo rende molto difficile contenere tutti”.

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