Mario Isola, da top manager Pirelli a volontario per la Croce Viola

Una grande storia vede protagonista Mario Isola, top manager Pirelli. Di giorno lavora per la Formula, di notte presta servizio per la Croce Viola

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La storia di Mario Isola, top Manager Pirelli al servizio della Croce Viola (Getty Images)

Di questi tempi, col Coronavirus che continua ad avanzare inesorabilmente in tutto il Mondo, ci sono tante bellissime storie che riguardano personaggi diversi. Tra queste, ce n’è una che vede protagonista un top manager della Formula: Mario Isola. Head of F1 and Car Racing per la Pirelli di giorno, durante la notte presta servizio per la Croce Viola, aiutando a combattere il Coronavirus.

Intervistato dal tabloid inglese The Sun, il top manager Pirelli ha raccontato di questo suo impegno con la sanità. In servizio dall’età di 18 anni, Mario Isola non si è certamente voluto tirare indietro in un periodo storico così delicato come questo. Tornato da Melbourne si è dovuto sottoporre a due settimane di auto-isolamento. Ma, appena ne ha avuto la possibilità, è subito tornato in servizio coprendo il turno dalle 19 alle 5 di mattina.

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Il manager Pirelli al The Sun: “Croce Viola? È un lavoro rischioso”

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Il manager Pirelli sulla Croce Viola: “È un lavoro rischioso” (Getty Images)

Il tabloid inglese The Sun ha deciso di intervistare in esclusiva il top manager Pirelli Mario Isola, che ha raccontato la sua storia di volontario per la Croce Viola. “Da volontario sono pronto a prendermi dei rischi, ma si tratta di dovere e bisogna portarlo a termine” spiega Isola, che aggiunge: “La mia fidanzata non è felice di tutto questo, e la capisco: è un lavoro rischioso“. Soprattutto in un periodo come questo, caratterizzato dal Coronavirus.

Andando più nello specifico, Mario Isola ha poi voluto raccontare cosa vuol dire prestare servizio per la Croce Viola, raccontando il rapporto con i colleghi: “Siamo una grande comunità, parliamo ogni giorno raccontandoci ciò che ci accade“, il tutto tramite una chat di gruppo. “Adesso è più dura del solito con i parenti delle vittime: potrebbe essere l’ultima volta che vedono il paziente” racconta infine Isola, facendo riferimento alle vittime del Covid-19.

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