MotoGP, Morbidelli rivela: “Come si guida la Yamaha di Valentino Rossi”

In un’intervista a Motorsport Magazine, Franco Morbidelli ha raccontato le differenze tra la Honda che ha guidato al suo esordio in MotoGP e la Yamaha M1 con cui ha corso l’anno scorso. La stessa moto di Valentino Rossi.

Franco Morbidelli nei test 2020 sulla Yamaha
Franco Morbidelli nei test 2020 sulla Yamaha

Franco Morbidelli è il primo protegé di Valentino Rossi. Primo membro della V46 Riders Academy, la “scuderia” del Dottore e primo dei suoi membri a diventare campione del mondo, ha debuttato in MotoGP nel 2018 e l’anno scorso è passato al team SIC Racing, guidando la stessa moto di Valentino, la Yamaha YZR-M1. “Ho cambiato le mie traiettorie e il modo di frenare. Con questa moto devi essere morbido” ha detto in una dettagliata intervista a Motorsport Magazine.

Morbidelli: “Come ho cambiato modo di guidare”

Finito un po’ nell’ombra del rookie Fabio Quartararo nel 2019, Morbidelli ha cambiato molto negli ultimi due anni. E’ passato dalla Moto2 alla MotoGP, poi dalla Honda RC213V alla Yamaha di Rossi. Più del passaggio da una casa all’altra, ha trovato più difficile il salto di categoria

Devi adattarsi alla potenza, ai freni, all’elettronica, al grip delle gomme. Ho dovuto cambiare il mio comportamento sulla moto. Anche se a me è sempre piaciuto essere fluido, morbido, ripetere le stesse traiettorie giro dopo giro” ha detto.

E questo funziona in MotoGP, soprattutto con la Yamaha.Naturalmente, ho un po’ cambiato linee e stile di frenata. Perché in MotoGP la cosa più importante è tenere la moto in traiettoria e dare gas in uscita di curva. Per cui ti devi preparare meglio, e ti verrebbe da pensare che devi frenare un po’ prima. Ma le moto hanno una tale aderenza che puoi frenare come in Moto2, anche se in rettilineo vai molto più veloce“.

Rispetto alla Yamaha, spiega, “la Honda è più piccola, più corta, più nervosa. Si muove molto, non è facile controllarla. La Yamaha reagisce in maniera più calma, più fluida“. Dunque, più in linea con lo stile di Morbidelli. Il campione della Moto2 2017, però, ammette che la stagione alla Honda gli è servita per diventare più aggressivo.

Il fatto che mi piaccia essere morbido non vuol dire che non possa essere aggressivo con la leva del freno e con l’acceleratore” ha spiegato. “Posso cambiare il mio approccio in base a come uso il polso per aprire il gas o le dita sul freno. Con la Honda, dovevo agire di più sul freno, ero più concentrato su quello nel corso del giro e dovevo anche rischiare di più. Da questo punto di vista, penso che la Yamaha ha un po’ più margine“.

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Attenzione alle gomme e ingresso in curva

Franco Morbidelli racconta il suo rapporto con Valentino Rossi
Franco Morbidelli racconta il suo rapporto con Valentino Rossi

In fase di frenata, dice, “riesco a bloccare l’anteriore ma non lo faccio sempre perché perdi un po’ di concentrazione. In ogni caso, il mio obiettivo è essere veloce, e faccio tutto quello che serve per riuscirci“.

Alcuni piloti, gli chiede Mat Oxley, usano la ruota posteriore per aiutarsi in curva. Morbidelli, però, preferisce inserire la moto, aspettare naturalmente che prenda la traiettoria con entrambe le ruote sulla stessa linea. Visto il minor controllo di trazione sulle moto attuali rispetto al passato, il pilota italiano spiega che cerca di non far slittare troppo le ruote, perché questo rovina le gomme e lo stile di guida in quanto fa aumentare velocemente il degrado degli pneumatici. “Devi essere gentile sulle gomme, devi cercare aderenza mettendo il peso della moto sulla spalla più spessa della gomma. Devi trovare il bilanciamento giusto tra angolo di piega e azione sull’acceleratore”.

Morbidelli: “Divertente sfidare Rossi”

Molta di questa consapevolezza arriva dal rapporto privilegiato con Valentino Rossi. “Il nostro è un legame abbastanza unico. Siamo rivali ma anche grandi amici, e fuori dalla pista parliamo molto. Vale è aperto di mente, disposto a imparare anche da una matricola. Questo è uno dei suoi punti di forza“. Sfidarlo in pista, conclude, “è divertente. Affronti un rivale che conosci, e che sa bene come guidi. Mi sento a casa quando combatto in pista con lui. Sono fortunato, perché conoscerlo bene mi permette di non sentirmi in soggezione in pista“.

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