Inquinamento e lockdown, lo strano caso di Roma: lo studio

Durante questi tempi in cui il mondo è in lockdown, l’inquinamento in moltissime città è calato, mentre a Roma aumenta. Lo studio.

Inquinamento Lockdown
(Getty Images)

Il governo italiano ha disposto misure di lockdown in tutto il territorio nazionale per contrastare la diffusione del Covid-19. Così, in molte grandi città, si è registrato un netto calo dell’inquinamento da polveri sottili. Un discorso analogo si può applicare al resto del mondo. Tuttavia, mentre la qualità dell’aria di molte metropoli mondiali migliora, a Roma, invece, peggiora.

Infatti, la società IQAir, specializzata nell’ambito, ha pubblicato uno studio in cui confronta i livelli di inquinamento di questo periodo di dieci città del mondo con quelli dello stesso arco temporale del 2019. Ne è emerso che la nostra capitale ha registrato un aumento del 30%, al contrario dei dati sulle altre metropoli prese in esame.

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Inquinamento e lockdown: lo studio di IQAir

Inquinamento Lockdown
(Getty Images)

La ricerca condotta da IQAir ha considerato un lasso di tempo pari a tre settimane, scelto in base all’entrata in vigore delle disposizioni nei vari Paesi. Le città coinvolte dallo studio sono Roma, Londra, Madrid, New York, Los Angeles, Seul, Mumbai, Delhi, San Paolo e Wuhan.

I risultati dimostrano che ben nove città su dieci hanno visto una diminuzione delle pm 2.5. Le riduzioni maggiori si sono registrate nei centri urbani storicamente più inquinati, come Wuhan (-44%), Delhi (-60%) e Seul (-54%). Invece, per quanto riguarda metropoli come Roma e Londra, che hanno livelli di polveri sottili minori, l’effetto del lockdown è molto più basso. La capitale inglese ha registrato un calo del 9%, mentre quella italiana addirittura un incremento pari al 30%.

Tuttavia, gli autori attribuiscono le cause di questo aumento al fatto che durante la quarantena i riscaldamenti sono stati utilizzati maggiormente. Inoltre, anche i fenomeni metereologici verificatisi in questi giorni potrebbero aver contribuito a questo dato. I risultati dello studio sono stati poi commentati da Riccardo De Lauretis, ricercatore dell’Ispra, che ha aggiunto tra le motivazioni, l’arrivo congiunto di polveri provenienti dal Mar Caspio.

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